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E’ malato: l'assassino chiede la grazia

Diab condannato a 15 anni per omicidio ora invoca perdono: «Ma so che le scuse non bastano»

TERAMO. I macigni nel tempo sono diventati macerie. Perchè «per quello che ho fatto le scuse non bastano» ripete Mounaim Diab che oggi ha 27 anni e sconta una condanna a 15 per omicidio. Quello del 69enne artigiano teramano Max Costantini ucciso nel 2008: quattordici coltellate, si è sempre difeso davanti ai giudici, sferrate nel tentativo di respingere delle presunte avances sessuali dell’uomo. Mounain, nato vicino a Casablanca e arrivato in Italia quando di anni ne aveva poco più di 15, trascorre le sue giornate tra sedia a rotelle e letto. E’ affetto da spondilite anchilosante, una grave malattia progressiva reumatica delle anche che non gli consente di muoversi e proprio a causa delle sue condizioni di invalido al 100% dichiarate incompatibili con il sistema carcerario dal 2012 è agli arresti domiciliari a Teramo, nell’abitazione della madre. Qualche mese fa il suo avvocato Gennaro Lettieri ha presentato domanda di grazia partendo da un presupposto giuridico imprescindibile: impedire che la pena si risolva in un trattamento inumano e degradante. Senza dimenticare. Perchè un omicidio non si può scordare. «Quello che ho fatto resta e non può essere cancellato», dice Mounaim, «per me non immagino nessun futuro. Faccio sempre più fatica a muovermi, anche fare un passo mi è quasi impossibile. Sto pagando il mio debito con la giustizia come è giusto che sia, non so quello che arriverà dopo ma non mi aspetto niente. Dire che non rifarei quello che è stato serve a ben poco perchè oggi una persona non c’è più». Perchè come in tutte le tragedie c’è un prima e c’è un dopo.

Prima che il tribunale di sorveglianza gli concedesse il differimento della pena, Mounaim è passato dal carcere di Teramo a quello dell’Aquila, da quello di Viterbo a quello di Milano. Sul suo caso all’epoca intervenne anche l’allora ministro della giustizia Paola Severino che, in risposta ad una lettera di Lettieri, dispose che il giovane fosse trasferito dal carcere di Opera al policlinico di Milano per essere urgentemente operato all’anca destra. Intervento a cui negli anni ne è seguito un secondo a quella sinistra. Ad oggi ha scontato sette anni con un fine pena fissata al 16 giugno del 2024.

Dice il suo legale Lettieri: «Alla luce della storia personale e giudiziaria di Mounaim Diab appare evidente che il senso di umanità cui la pena deve ispirarsi, e come riconosciuto nella ordinanza di differimento della pena, non può essere garantito con gli ordinari istituti dell’ordinamento penitenziario. Nel caso di specie si invocano esigenze umanitarie che possono essere protette e garantite ormai solo attraverso il provvedimento di clemenza individuale. Il contesto storico, culturale e personale nel quale si è consumato il fatto di reato, che ben si comprende non possa essere motivo di giustificazione della condotta, ma neanche strumento di criminalizzazione, è espressione di una triste realtà caratterizzata da marginalità e devianze, che certamente non hanno contribuito a formare un sistema di pensiero e di costume socialmente condiviso». Per i giudici di primo e secondo grado è stato un omicidio volontario: sedici anni la condanna di primo grado al termine di un rito abbreviato, quindici quella d’appello diventata definitiva.

Costantini, ex pesista ed allenatore, venne ucciso con 14 coltellate nel capannone della sua ditta di San Nicolò il 17 novembre del 2008. Mounaim da subito sostenne di aver perso la testa e di aver agito in un impeto di rabbia per difendersi da presunte avances sessuali dell’uomo. Ma nessun giudice gli ha riconosciuto quelle attenuanti. Il giovane, incensurato, venne arrestato dalla squadra mobile cinque giorni dopo il delitto nella casa di alcuni conoscenti.

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