SANT'EGIDIO

Ecco il pantalone per chi è stato operato alla vescica

L’imprenditore Alberto Capponi, dopo aver subìto un intervento, inventa il jeans con un tascone speciale

SANT’EGIDIO. Ha trovato la forza di trasformare una dura prova a cui l’ha costretto la vita, una malattia, in un’idea imprenditoriale. Alberto Capponi (nella foto) ha 61 anni e ora può dire, dopo due operazioni e parecchi cicli di chemio, di essere scampato a un terribile cancro.

Ma la salvezza ha avuto un costo: l’asportazione della vescica e il conseguente uso di una sacca. Nella sua condizione molti rinunciano a una vita sociale e si rinchiudono in loro stessi. Lui ha inventato, brevettato e ora produce a Sant’Egidio un pantalone che consente di portare la sacca con disinvoltura.
«L'abbigliamento fa parte della tradizione familiare da sempre, mia madre e poi mio fratello Serafino da quarant’anni avevano un’azienda», racconta Alberto Capponi, «che ha prodotto per i migliori marchi. Io ho fatto un’altra strada, sono stato per 30 anni odontotecnico, di cui 10 a Londra, dove avevo uno studio. Poi sono rientrato in Italia per esigenze familiari. E le condizioni di proseguire a fare l'odontotecnico non erano favorevoli. L'azienda di mio fratello andava molto bene, era il 2003, e mi sono messo a lavorare all'interno di Altera». L’attività nel campo dell’abbigliamento poi continua fuori dell’azienda di famiglia fino a quando Capponi inizia ad avere problemi di salute. Nel 2015 a Teramo l’imprenditore si sottopone a un primo intervento alla vescica per un tumore. «Poi un secondo, ad Abano: sono stato sottoposto a un intervento, allora innovativo con un robot, in cui mi hanno tolto la vescica e 43 linfonodi», ricorda, «sono stato sottoposto a urostomia e quindi sono diventato portatore di sacca per la raccolta delle urine. E quando sono uscito dalla camera operatoria ho subito pensato a come modificare un pantalone con tasconi che avevo già fatto. Presi carta e penna, ero in reparto, e ridisegnai un pantalone che potesse contenere la sacca. Dopo la convalescenza, dopo altri 4 cicli di chemio, mi sono messo a lavorare su quel progetto che mi era balenato nella mente». E oggi ha registrato il prodotto e ha iniziato la lavorazione, creando un sito. «Il brevetto c’è, sono pronto con l’e-commerce e sto finendo a costituire la rete vendita nelle farmacie, parafarmacie e sanitarie. Il prodotto non è solo per urostomizzati, ma anche per persone che hanno problemi di incontinenza urinaria e devono portare la sacca da gamba. Io frequento l’associazione di pazienti stomizzati Asia di Teramo e lì ho conosciuto tante persone che hanno difficoltà a raccontare quello che hanno passato, a riprendere una vita normale». In Italia ci sono 80mila stomizzati, gli urostomizzati sono il 25-30% e per loro il pantalone è pensato. Anche se «in prospettiva vorrei allargare la produzione a tutta l'Europa».
La determinazione, la capacità di reagire alla malattia è alla base del progetto della “Ac concept couture”. «Non mi sono mai fatto prendere dalla paura, ero pronto a tutto quello che mi sarebbe potuto capitare, anche l'ipotesi più nefasta. Ho combattuto insieme alla mia compagna Giovanna, all’amico Luigi il quale mi da un grosso apporto su questo progetto, a cui mi ha molto motivato Gabriele Rastelli l’ex presidente di Asia, sempre attivo nell'associazione».
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