Fadani, chiesto il giudizio per i rom

La procura: vanno processati tutti e tre per omicidio volontario aggravato

TERAMO. I rom albensi Elvis Levakovic, Danilo Levakovic e Sante Spinelli devono essere processati per l'omicidio volontario, aggravato da motivi abietti, di Emanuele Fadani. La procura della Repubblica lo pensa fin dall'inizio, ora l'ha messo nero su bianco.

Il pubblico ministero Roberta D'Avolio, che prima di essere trasferita all'Aquila aveva condotto e chiuso l'indagine, è tornata ieri nel palazzo di giustizia di Teramo proprio per firmare, insieme al procuratore capo Gabriele Ferretti, la richiesta di rinvio a giudizio. Ora il giudice per l'udienza preliminare dovrà fissare la data dell'udienza nella quale le accuse saranno vagliate e sarà deciso se i tre dovranno o meno affrontare il processo, e - se sì - con quali accuse e modalità.

LA TESI.
Si avvicina, dunque, il momento della verità giudiziaria su una vicenda che ha suscitato fortissime emozioni ad Alba Adriatica, scatenando un'autentica sommossa popolare contro la comunità rom, e in tutto l'Abruzzo. La procura della Repubblica di Teramo la sua verità ce l'ha, fin dall'inizio. Secondo gli inquirenti i tre rom di Alba Elvis Levakovic, 23 anni, Danilo Levakovic, cugino di Elvis e della stessa età, e Sante Spinelli, 26 anni, avrebbero ucciso a botte, la notte dell'11 novembre del 2009, l'imprenditore albense Emanuele Fadani, 38 anni, al culmine di una lite scoppiata davanti a un pub. Fadani, secondo quanto emerso nell'inchiesta, sarebbe stato preso a pugni dopo essere intervenuto per difendere un amico, a sua volta colpito da Danilo Levakovic. A colpire l'imprenditore albense sarebbe stato, per sua stessa ammissione, il solo Elvis Levakovic, spalleggiato da Danilo. E un solo pugno alla testa sarebbe stato fatale alla vittima, causandogli una rapidissima emorragia cerebrale. Tuttavia la pubblica accusa non fa differenze tra i tre rom, sostiene che «sotto il profilo giuridico non fu un'azione individuale» e ritiene, dunque, tutti gli indagati responsabili di concorso in omicidio volontario aggravato.

L'ANTITESI.
Una tesi che a quanto pare resta salda, anche se i precedenti passaggi davanti a giudici terzi sono stati tutti favorevoli agli indagati e si sono tradotti, per la procura, in cocenti sconfitte. I tre rom - Danilo e Spinelli arrestati sul posto subito dopo il fatto, Elvis dopo alcuni giorni di latitanza - sono stati tutti rimessi in libertà nel corso del 2010 dal gip Marina Tommolini, secondo la quale sono «sussistenti gravi indizi di colpevolezza a carico di Elvis Levakovic per il delitto di cui all'articolo 584 c.p. (ovvero l'omicidio preterintenzionale, ndr) e non certamente per il delitto ipotizzato dalla pubblica accusa». Rispetto a tale qualificazione, scrive ancora il gip, «è del tutto insussistente l'apporto causale di Spinelli mentre non sembra di poter escludere con ragionevole certezza l'apporto "morale" di Danilo Levakovic». Sia il tribunale del riesame che la Cassazione hanno finora rigettato gli appelli della procura contro i provvedimenti di scarcerazione, anche se per i due Levakovic c'è un ricorso del pm ancora pendente in Cassazione. La decisione della Suprema Corte è attesa entro febbraio.

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