False badanti a Teramo: 18 a giudizio, in tre patteggiano la pena

L’accusa: attestati di lavoro fasulli in cambio di soldi per regolarizzare gli stranieri

TERAMO. Falsi attestati di lavoro, in cambio di soldi, per consentire agli stranieri di ottenere il permesso di soggiorno. È questa l’accusa per cui ieri, davanti al giudice dell’udienza preliminare Domenico Canosa, tre persone hanno patteggiato una pena di 6 mesi di reclusione, oltre al pagamento di una multa di mille euro, e altre 18 sono state rinviate a giudizio. Per tutti le accuse – formulate dal pubblico ministero Stefano Giovagnoni – sono di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e favoreggiamento della permanenza sul territorio nazionale di immigrati clandestini.

Il patteggiamento è stato chiesto e ottenuto da Marcello Di Matteo, 35 anni di Sant’Egidio, Antonella Tullii, 33 anni di Alba Adriatica e Jamal Frindou, marocchino di 25 anni residente a Martinsicuro. Anche una quarta persona ha chiesto di patteggiare la pena, ma la sua richiesta non è stata accolta ed è stato rinviato a giudizio insieme agli altri 17.

I fatto di cui sono accusati i 21 imputati sarebbero avvenuti in vari centri della Val Vibrata, a Teramo e a Pescara tra settembre e ottobre del 2012, quando entrò in vigore la sanatoria per l’emersione dal lavoro irregolare degli stranieri. Il provvedimento consentiva ai datori di lavoro di dichiarare di avere o di avere avuto alle dipendenze per un certo periodo dei lavoratori stranieri per regolarizzare la loro posizione, previo pagamento di una sanzione. Gli imputati, secondo le accuse, avrebbero presentato una lunga serie di dichiarazioni in cui attestavano di aver fatto lavorare un certo numero di stranieri come colf o badanti presso le proprie famiglie, per almeno tre mesi. Tutte dichiarazioni false – secondo la procura – rilasciate dopo essersi fatti consegnare dai lavoratori stranieri somme variabili tra i 1000 e i 3000 euro. Un business, insomma, che avrebbe fruttato a ciascuno degli imputati un’apprezzabile quantità di denaro, in alcuni casi tra i 20 e i 30mila euro.

Dopo i tre patteggiamenti decisi ieri nel corso dell’udienza preliminare, sarà adesso il tribunale – nel processo inizierà il 19 aprile prossimo – ad accertare i fatti e stabilire le eventuali responsabilità delle18 persone rinviate a giudizio: Alessandro Chiodi, 35 anni di Sant’Egidio; Aly Wadi, senegalese di 38 anni, residente a Sant’Egidio; Gaetano Capanna, 36 anni di Sant’Omero; Antonino Ignazio Sanfilippo, 56 anni, catanese di origine e residente a Francavilla al Mare; Francesco Aquilani, 65 anni di Civitella del Tronto; Angelo Cicconi, 63 anni, di Sant’Omero; Gianluca Peperini, 36 anni, originario di San Benedetto del Tronto e residente a Controguerra; Jingmin Chen, cinese di 56 anni, residente a Nereto; Dario Di Carlo, 51 anni, residente a Campli; Gora Gaye,senegalese di 35 anni, residente a Pescara; Antonietta Pagnozzi, 51 anni, residente a Bellante; Zhang Xiangan, cinese di 36 anni, residente a Sant’Egidio; Tanja Filiaci, 35 anni, residente a Sant’Egidio; Angelo Filiaci, 38 anni, residente a Sant’Egidio; Rongxin Zhang, cinese di 41 anni, residente ad Ancarano; Carlo Nicodemi, 55 anni, residente a Controguerra; Fabio Sorgi, 45 anni, residente a Sant’Egidio; Mor Ndyae, senegalese di 30 anni, residente a Montesilvano.

Alcuni degli imputati sono stati coinvolti in precedenza in analoghe inchieste giudiziarie, sempre relative al false attestazioni di lavoro per la concessione di permessi di soggiorno ai lavoratori stranieri.

©RIPRODUZIONE RISERVATA