La conferenza della guardia di finanza di Teramo con il comandante Gianfranco Lucignano

Fatture false e operazioni fraudolente, indagato Franco Iachini

La guardia di finanza sequestra al patron del Teramo calcio un milione e 71mila euro. L'imprenditore si difende: questione già chiarita in sede amministrativa

TERAMO. La guardia di finanza di Teramo, al termine di una lunga indagine, ha sequestrato due giorni fa un milione 71mila euro all'imprenditore teramano Franco Iachini, presidente del Teramo calcio. L'esecuzione del decreto di sequestro, emesso dal gip del tribunale di Teramo, Roberto Veneziano, riguarda l'attività di cinque società che fanno capo a Iachini e che operano nel campo dei servizi informatici. Le ipotesi di reato contestate sono emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione di debiti tributari. In sostanza, la guardia di finanza contesta l'emissione di fatture false in favore di altre società che fanno capo allo stesso imprenditore per circa un milione, oltre che a indebite compensazioni di crediti di imposta per 900mila euro.

Sull'indagine, interviene il diretto interessato.  "La vicenda" scrive l'ingegner Iachini "si riferisce a una verifica effettuata nel maggio 2017 dall’Agenzia delle Entrate su presunte violazioni di norme tributarie, alcune di esse aventi rilevanza penale. All’esito della verifica, l’Agenzia delle Entrate di Teramo, ha inoltrato comunicazione di notizia di reato alla procura, riproducendo le contestazioni mosse in sede amministrativa e fatte proprie dagli organi inquirenti con richiesta di sequestro e dal gip con emissione del relativo decreto. Contro tutti gli atti amministrativi emessi dall’Agenzia delle Entrate", prosegue Iachini, "sono stati presentati ricorsi alla commissione tributaria provinciale di Teramo che, con sentenza depositata il 24 febbraio 2020 (giudice estensore dottor Valletta), ha ritenuto “inconsistenti” tutti gli addebiti. Compresi quelli che hanno rilevanza penale e che hanno originato il decreto di sequestro preventivo, peraltro accogliendo le doglianze dei ricorrenti e condannando altresì l’Agenzia delle Entrate al pagamento di oltre 40mila euro di spese processuali". 

@RIPRODUZIONE RISERVATA