TERAMO

Festini rosa in caserma, Parolisi assolto perché manca la prova

Le motivazioni del tribunale militare di Roma per l'ex militare condannato in Appello a 30 anni per l'omicidio di Melania Rea

TERAMO «Non esiste nessuna prova che Salvatore Parolisi abbia violato le disposizioni di servizio e che abbia volontariamente e consapevolmente ricevuto allieve nel suo ufficio in orario successivo al contrappello alfine di intrattenersi con le stesse offrendo loro da bere bevande alcoliche». E’ in questo passaggio di 17 pagine di motivazioni che il tribunale militare di Roma spiega l’assoluzione dell’ex caporalmaggiore, condannato a 30 anni in appello per l’omicidio della moglie Melania Rea e in attesa della Cassazione, dall’accusa di festini rosa nella caserma di Ascoli in cui il militare addestrava soldatesse.

leggi anche: Parolisi, dall'indagine sull'omicidio di Melaniaspuntano festini e relazioni con le trans L'ordinanza del giudice teramano Giovanni Cirillo apre nuove piste: Melania forse sapeva questi segreti. E la procura militare sospetta anche di soldatesse minacciate in caserma per fare sesso: tre istruttori nel mirino

Un’inchiesta “satellite” di quella relativa all’omicidio, che aveva preso le mosse proprio nel corso delle indagini sulla morte di Melania, quando gli inquirenti indagando sui rapporti fra Parolisi e la sua amante, soldatessa nella caserma Clementi, scoprirono una serie di episodi di molestie e violenze fisiche subite da alcune ragazze che stavano svolgendo l’addestramento militare. Tra questi episodi, stando a quanto avevano riferito agli inquirenti alcune ragazze in divisa, era venuto fuori che Parolisi (assistito dagli avvocato Nicodemo Gentile, Valter Biscotti e Federica Benguardato) in una o più circostanze aveva invitato nel suo ufficio delle soldatesse, offrendo loro da bere alcolici, dopo il contrappello, cioè quando i militari di truppa devono restare nelle camerate fino alla sveglia.

A vigilare sul rispetto di questa disciplina è preposto il sergente di giornata che in quell’occasione era proprio Parolisi: di qui l’accusa di violata consegna, il reato militare di cui doveva rispondere, che si concretizza quando non viene rispettato un ordine. «Non sono state acquisite nel presente dibattimento», si legge nelle motivazioni del tribunale militare di Roma, «testimonianze dirette o indirette tali da consentire una compiuta ricostruzione dei fatti illeciti ipotizzati. Nessuno dei testimoni escussi ha riferito, in merito all’episodio di allieve entrate nell’ufficio del sergente di giornata in orario serale, di aver avuto conoscenza diretta di una tale circostanza. Circa la condotta di far accedere le allieve nella propria stanza dopo il contrappello, l’unica descrizione dell’accaduto viene fornita dal solo imputato il quale ha dichiarato di non aver avuto alcuna parte attiva in questo episodio ma anzi di aver quasi subito mandato via le due allieve rimaste non identificate. Nessun ulteriore contributo ad una più compiuta descrizione dei fatti, come già sottolineato, è stato fornito da diverse fonti probatorie permanendo i racconti forniti dalle testi al valore di mere “voci». Parolisi è stato assolto con la formula del fatto non sussiste.(d.p.)