Gli alpini ricordano Prisco Il figlio: adorava l’Abruzzo

Raduno delle penne nere a Isola del Gran Sasso in onore dei caduti di Russia Ieri i racconti dei reduci della campagna, oggi la sfilata fino al santuario

ISOLA DEL GRAN SASSO. «In Abruzzo veniva quasi in pellegrinaggio. Con questa terra aveva un legame passionale, viscerale». Usa poche parole Luigi Prisco per descrivere il rapporto che il padre, l’alpino e medaglia d’argento al valore militare Peppino Prisco, aveva con questa terra e con gli abruzzesi. In primis con gli alpini abruzzesi che con lui condivisero la tragica esperienza della campagna di Russia e che lo salvarono dalla morte in quel lontano inverno tra il ‘42 e il ’43.

Cittadino onorario di Isola del Gran Sasso, l’avvocato milanese e vicepresidente dell’Inter, «apprezzava il carattere affettuoso della gente d’Abruzzo e qui tornava appena ne aveva l’occasione per incontrare gli altri reduci del battaglione L’Aquila», ha ricordato ancora il figlio Luigi durante l’incontro di ieri pomeriggio al PalaIsola in occasione della prima delle due giornate del 22esimo raduno degli alpini abruzzesi in onore ai caduti di Selenyj Jar. Più di un centinaio le penne nere arrivate al PalaIsola dopo aver preso parte alla parata per le vie del paese. Dodici le sezioni partecipanti da tutt’Italia. Ad accoglierle, oltre al sindaco Alfredo Di Varano e al presidente della sezione abruzzese degli Alpini, Giovanni Natale, il presidente nazionale dell’Associazione nazionale Alpini, Sebastiano Favero e il generale di corpo d’armata, Paolo Inzerilli.

Momenti di commozione durante la deposizione delle corone davanti ai monumenti in onore dei caduti delle due guerre. Poi, in piazza Contea di Pagliara, gli onori al gonfalone del Comune di Isola del Gran Sasso e al vessillo della sezione Alpini abruzzese che si fregia di ben 12 medaglie al valore militare. Tra i presenti anche i reduci della campagna di Russia, Ercole Nori e Valentino Di Nicola, di Isola del Gran Sasso, Lino Gobbi di Arco in provincia di Trento e il reduce della campagna di Jugoslavia Giustino D’Orazio di Bisenti. Quando partirono per la guerra avevano tutti 20 anni, oggi ne hanno 91-92 ma il ricordo di quei giorni è sempre vivo. «Partimmo nell’agosto del ‘42, eravamo sei compagnie dall’Abruzzo», racconta il reduce di Russia Ercole Nori, «arrivammo vicino al fiume Don. L’inverno fu durissimo, passai anche 20 giorni senza lavarmi né mangiare».

Per il fronte russo partirono in più di mille e 600 alpini del battaglione aquilano. Ne tornarono 56. Molti morirono in quella che divenne tristemente nota come la ‘battaglia di Natale’, a Selenyj Jar. A loro sarà dedicata anche la giornata di oggi al santuario di San Gabriele dove sono attesi oltre 10mila ex alpini. Dopo il raduno alle 9 a Isola, ci sarà il corteo verso il santuario e alle 12 la messa in suffragio dei caduti della campagna di Russia.

Fabio Marini

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