Gli operai tagliati dal Ruzzo «Senza di noi carenze e disagi»

Appello di 12 manutentori che per 41 mesi, con un’agenzia interinale, hanno lavorato per l’acquedotto Intanto si riunisce il cda per cambiare lo statuto e preparare l’assemblea che eleggerà i nuovi vertici

TERAMO. Non c’è pace per l’acquedotto del Ruzzo. Il cda del Ruzzo è tornato a riunirsi ieri sera, dopo la seduta di una settimana fa, nella quale è esploso lo scontro tra il presidente Vittorio Scuteri e il vice Carlo Ciapanna. Intanto un gruppo di 12 operai che per 41 mesi hanno lavorato, tramite un’agenzia interinale, per il Ruzzo, e i cui contratti non sono stati rinnovati, scrivono una lettera aperta a tutti i Comuni e ai partiti principali della provincia.

Il Cda. II consiglio d’amministrazione è tornato dunque a riunirsi: il vertice dimissionario dell'azienda doveva preparare l'assemblea del 25 maggio. Tra gli argomenti da trattare, tutti legati all'ordinaria amministrazione, c'era anche la modifica dello statuto che ridefinirà l'assetto dell'organismo chiamato a guidare la società acquedottistica. Le dimissioni di Scuteri e dei consiglieri Ferdinando Martini e Serafino Impaloni hanno fatto decadere il Cda. A questo punto, dunque, vanno applicate le disposizioni previste dalla legge sulla spending review che fissa nuovi criteri per la scelta dei nuovi rappresentanti dell'azienda. L'adeguamento alla normativa è un atto preliminare alla convocazione dell'assemblea dei sindaci dei 36 Comuni a cui il Ruzzo distribuisce l'acqua chiamati a eleggere i nuovi vertici societari. Da designare ci sono uno o due amministratori esterni, oltre a due o tre dirigenti dipendenti degli enti soci. Su questi aspetti normativi, però, ci sono interpretazioni diverse. Il sindaco Maurizio Brucchi ha chiesto un parere alla Regione e all'Ato, che detta gli indirizzi sulla gestione delle risorse idriche, ma l'ultima parola spetterà all'assemblea.

Gli ex operai. Un primo gruppo di 4 manutentori sono stati mandati via a fine gennaio, gli altri dal 28 febbraio. Da allora mancano 6 addetti della manutenzione di depuratori e rete fognaria e 6 della linea acquedottistica. I 12 rimarcano come nonostante ci sia una carenza di addetti alle manutenzioni, paradossalmente il taglio sia stato fatto proprio lì. I disagi, prevedono i 12, si avvertiranno ancor di più d’estate sulla costa, quando la popolazione aumenterà. Ma forse saranno sostituiti da appalti con ditte private. I 12 parlano di «negazione di diritti acquisiti», in quanto ritengono, dopo 41 mesi di avere il diritto ad essere stabilizzati. Ma questo non è avvenuto «a seguito di decisioni assunte da una parte di management aziendale litigioso e senza scrupoli. Gli scriven ti, rimasti senza salario e senza lavoro, si permettono di affermare ciò dopo aver avuto notizia di cosa sia accaduto in seno al Cda della Ruzzo Reti nell'ultimo periodo culminato con le dimissioni del presidente».

I 12 spiegano le tante mansioni che hanno svolto. Ad esempio il controllo dei serbatoi: ora «per carenza di personale specializzato, risultano non gestiti in modo regolare». E poi precisano che «avendo effettuato prestazioni lavorative per la Ruzzo Reti tramite contratti interinali rinnovati in maniera continua (sempre con la stessa agenzia Openjob-Metis), senza che fosse quindi mai intervenuta alcuna interruzione, per legge avremmo maturato il diritto alla stabilizzazione». Gli operai citano anche alcune delibere del Cda di febbraio-marzo, su questo argomento, alle quali non è mai stato dato seguito. E ringraziano Ciapanna, da cui si sentono difesi.

Sull’argomento interviene Sel di Roseto che parla di «situazione ingovernabile» al Ruzzo per responsabilità dell’area gattiana: «L’assessore regionale persegue l'obiettivo della realizzazione di un acquedotto unico regionale a colpi di tagli di personale, carichi di lavoro non sostenibili per gli operai e debiti programmatici in vista del fallimento dell'acquedotto teramano». Sui 12 operai, definiti «coraggiosi», Sel afferma: «I lavoratori interinali che superano i 24 mesi consecutivi di lavoro sono da considerarsi di fatto dipendenti dell'azienda». (a.f-g.d.m.)

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