Golden Lady chiude 2 reparti: 40 operai in esubero

Cassa integrazione a zero ore. Si tratta sugli aiuti da dare all'azienda di Basciano

BASCIANO. La crisi non risparmia nemmeno la Golden Lady di Basciano. Tanto che ha deciso di chiudere due reparti, la cucitura manuale e la tessitura intimo. E 40 operai che lavorano nei due reparti andranno in cassa integrazione a zero ore.

La notizia si inserisce in un quadro che vede da tre anni - come molte aziende, sopratutto nel tessile - un forte rallentamento della produzione alla Golden Lady. Il gruppo, primo al mondo nella calzetteria, ha già proceduto a una riorganizzazione in Italia: la delocalizzazione in Serbia che ha portato alla chiusura dell'Omsa di Faenza. "Stanno chiudendo anche lo stabilimento di Gissi", esordisce Giovanni Timoteo, segretario della Filctem Cgil, "e in quello di Basciano c'è un uso massiccio della cassa integrazione da tre anni, in tutti i reparti".

Ma ora non c'è più speranza per i due reparti. Negli altri, su 450 dipendenti, im media ha sempre lavorato la metà. Ora si pensa a quali strumenti mettere in campo per il resto dello stabilimento.

Venerdì si terrà in Provincia un incontro a cui parteciperà anche la Regione. "L'azienda è troppo importante dal punto di vista occupazionale e reddituale per il Teramano: bisogna tutelare un'attività che tende a ridursi. Prendiamo atto che in Italia quello di Basciano è l'unico stabilimento che rimane, al di fuori del Mantovano: la pluralità di reparti fa la sua forza", conclude Timoteo.

L'accordo è stato illustrato lunedì in un'assemblea al personale. "E' un accordo costruito con una discussione che dura da mesi", spiega Serafino Masci della Femca Cisl, "per noi dev'essere il preludio a una soluzione che dia stabilità al polo produttivo di Basciano. Qui siamo impegnati in una trattativa complessa, che prevede la chiusura di due reparti e soluzioni per i 40 lavoratori in esubero, ma anche che dia attraverso passaggi, anche complessi, prospettive occupazionali a chi lavora in questo stabilimento e consolidi le prospettive del polo di Basciano".

Masci per i lavoratori in esubero si riferisce a un percorso che dopo l'anno di Cigs ne prevede un altro, se il 30% viene in qualche modo ricollocato. E, superata la crisi, si può pensare a un'eventuale riassorbimento.

"Torneremo sicuramente", aggiunge Emilio Angelini, segretario della Uilta Uil, "a discutere del futuro dei 15 lavoratori, sui 40, che non sono prossimi alla pensione. Ci dobbiamo impegnare per evitare che anche il resto della produzione venga spostato in Serbia: anche gli altri reparti non hanno una produzione a pieno ritmo. Speriamo che il percorso non sia quello degli altri due stabilimenti in Italia".

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