I giudici salvano l’istituto Braga Adesso può diventare statale

Nella sentenza il Tar del Lazio bacchetta il ministero dell’Istruzione che non ha onorato gli impegni e gli dà 30 giorni per approvare il regolamento e procedere al riconoscimento dell’ex liceo musicale

TERAMO. Vinta la battaglia in difesa di 118 anni di storia cittadina. Il Tar del Lazio ha dato ragione su tutta la linea all’istituto musicale pareggiato “Braga”, contro il ministero dell’Istruzione che da anni nega la sua statizzazione. Una sentenza, pubblicata tre giorni fa, che sancisce una pesante sconfitta del ministero che adesso è obbligato ad adempiere entro 30 giorni all’approvazione del regolamento che finora ha impedito la statizzazione. A spiegare l’antefatto è il presidente del Cda del Braga (oltre che rettore dell’università), Luciano D’Amico. «L'alta formazione musicale, come tutto il resto del comparto università, è stata interessata da un profondo processo di riforma nel 1999 ma mentre per le università si sono avuti subito i decreti attuativi, questo non è avvenuto per l'alta formazione musicale». La mancanza di un regolamento ha bloccato dunque la prevista statizzazione degli istituti musicali pareggiati.

Ma c’è di più. Lo stesso ministero - allora il ministro era Letizia Moratti - ha firmato nel 2005 un protocollo d’intesa in cui si impegna alla statizzazione del Braga, atto controfirmato anche da Regione, Comuni di Teramo e Giulianova e Provincia, oltre che dall’istituto stesso. «Nel protocollo d’intesa», spiega ancora D’Amico, «gli enti si impegnavano a sostenere finanziariamente il Braga in attesa che ministero, emanati i regolamenti, procedesse alla statizzazione, che però è rimasta lettera morta». Il ricorso al Tar dei dipendenti dell’istituto, presentato un anno fa, si inserisce appunto in un quadro in cui il ministero ha fatto “orecchie da mercante” riguarda all’impegno preso, trincerandosi dietro alla mancata approvazione di regolamenti che lui stesso deve varare. Proprio questo controsenso è stato il principio su cui si fonda la sentenza: «il ministero non può lamentare la mancata approvazione del regolamento come se fosse provvedimento di competenza di altra amministrazione ad esso estranea, essendo vero esattamente il contrario!», scrivono i giudici.

La sentenza è ritenuta dal presidente-rettore «rivoluzionaria» e anche «straordinariamente importante perchè ci fa vedere tutto in una prospettiva diversa. In sostanza dice che bisogna trovare una soluzione e probabilmente ci aiuta a salvare l’istituto e il presidio dell’alta formazione musicale di Teramo. D’altronde non si può buttare a mare una istituzione così antica, con più di 400 iscritti. La battaglia non è una battaglia per salvataggio singoli docenti, ma di un'istituzione culturale». D’Amico usa il condizionale perchè è probabile che il ministero impugni la sentenza al Consiglio di Stato. E’ comunque un importante tassello per salvare i posti dei 25 docenti e del resto del personale, le decine di corsi (di vecchio ordinamento, preaccademici e accademici di primo e secondo livello) e in definitiva un istituto fondato 118 anni fa, il più antico d’Abruzzo, ancor più dei conservatori di Pescara e L’Aquila.

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