I ricercatori dell’Ateneo: sedi distaccate da chiudere

Le proposte saranno discusse nella mega assemblea di mercoledì prossimo Tra le proposte anche il potenziamento del Campus di Coste Sant’Agostino

TERAMO. I ricercatori dell'Ateneo teramano hanno le idee chiare sul futuro dell'università. Puntare tutto sulla ricerca e ancorare la didattica alle eccellenze, chiudere le sedi periferiche di Atri (Scienze dello sport), Avezzano (Giurisprudenza) e Giulianova (Scienze del turismo) e potenziare il campus di Coste Sant'Agostino con i servizi necessari agli studenti. Questa la sintesi delle proposte che la maggioranza dei ricercatori dell'Ateneo è pronta a mettere nero su bianco all'interno di un documento che sarà discusso mercoledì prossimo nel corso di un'assemblea, in programma per le 12 nel campus di Colleparco, all'interno della facoltà di Scienze politiche.

L'assemblea. Quella dei ricercatori non è un'iniziativa estemporanea alla stregua delle tante altre emerse dopo la rivelazione dei dati choc sul crollo degli iscritti e quindi sul rischio di scomparsa dell'ateneo. Vedi l'idea del tavolo tecnico lanciata dal sindaco Maurizio Brucchi o la convocazione della conferenza stampa sul ruolo dell'ateneo da parte del rettore Rita Tranquilli Leali che si terrà sempre mercoledì mattina ma alle 10.30, anticipando di poco l'iniziativa dei ricercatori (la cui convocazione risale invece a circa due settimane fa).

Le proposte. L'assemblea è il frutto di un percorso di riflessione avviato da tempo dai ricercatori, che nei mesi scorsi sono stati protagonisti, insieme ad alcuni docenti, di azioni di protesta (lezioni in piazza e stop della didattica) contro i contenuti della riforma universitaria. Ma le loro istanze non hanno mai perso di vista i problemi e il ruolo dell'ateneo teramano. E' utile ricordare che i ricercatori hanno un peso rilevante all'interno dell'università: sono in totale 140 - a fronte di 50 professori ordinari e dei 50 associati - ed è grazie al loro lavoro che si regge circa il 60% della didattica. A condividere le proposte che saranno presentate in assemblea è la maggior parte di loro, un fronte trasversale a tutte le facoltà che si è dato il nome di “Ricercatori in movimento”. Tra le priorità indicate c'è, innanzitutto, il ruolo della ricerca: l'ateneo deve puntare su questo fattore e disegnare la didattica in base ai risultati e ai percorsi di eccellenza che emergono dalle attività di studio. Dal punto di vista dell'organizzazione della didattica i corsi di laurea triennale dovrebbero essere affidati ai docenti strutturati mentre i ricercatori potrebbero essere impiegati nelle lauree specialistiche. Sul fronte delle infrastrutture i ricercatori teramani puntano tutto sulla razionalizzazione delle sedi, ovvero utilizzo delle sedi periferiche (vedi Giulianova e Atri) solo per master o corsi di specializzazione e potenziamento del Campus di Coste Sant'Agostino che dovrebbero ospitare tutti i corsi di laurea, oltre che la mensa e gli impianti sportivi. Proposte, queste ultime, che potrebbero essere condivise all'interno del tavolo tecnico con le istituzioni lanciato da Brucchi.

Le critiche. A puntare il dito contro questa idea del sindaco è stata ieri anche Manola Di Pasquale, consigliere comunale del Pd. «Solo ora il sindaco si ricorda che a Teramo c’è una importate università che può e deve rappresentare una ricchezza economica e culturale per il territorio?», spiega la Di Pasquale, «non ha mai considerato o attuato un progetto specifico e tutte le scelte strategiche hanno sempre penalizzato questa istituzione. Bisogna che questo centrodestra dica chiaramente cosa vuole fare dell’Ateneo e quali sono le vere strategie per consolidarlo e rivalutarlo».

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