Il carabiniere ucciso per un alcoltest

Omicidio Santarelli, l’imputato Gorelli rivela nella perizia: «Non volevo sottopormi alla prova». Così lo ha massacrato

TERAMO. Le immagini della tragedia sono fotogrammi che si srotolano nelle pagine di una perizia psichiatrica. Raccontano perchè il carabiniere Antonio Santarelli è morto e un suo collega ha perso un occhio dopo essere stati massacrati con un palo di legno da quattro ragazzi fermati dopo un rave party. «Mi volevano fare l’alcoltest, ma io non volevo. Sapevo di aver bevuto. Mi dissero che mi avrebbero levato la patente e sequestrato la macchina, ma la macchina era di mia madre»: così Matteo Gorelli, l’’unico maggiorenne del gruppo, dice allo psichiatra Romano Fabbrizzi, il consulente del giudice che ha redatto la perizia secondo cui il giovane era pienamente capace di intendere e di volere al momento del fatto ed è processualmente capace. «Su questo ciglio vidi un bastone, lo presi...», racconta ancora il ventenne, «una botta in testa a questa persona e poi anche a quella dopo, poi presi i fogli e montai in macchina e andai via. Pensavo di scappare e che queste persone si rialzassero dopo un po’ e che non trovassero più i fogli che avevo portato via e non potessero rintracciarmi».

Santarelli, 41 anni, originario di Notaresco, sposato e padre di un figlio di 14 anni, è morto a maggio dopo un anno di coma. Non aveva mai ripreso conoscenza dal 25 aprile del 2011 aprile, il giorno del massacro consumato su una strada vicino a Grosseto.

Quando il carabiniere era ancora vivo, Gorelli, si legge nella perizia, aveva una speranza: «Cambierebbe sapere che se mi sveglio la mattina si sveglia anche lui» dice al medico. Quello del mattino è un tema ricorrente nella consulenza: «Mi garberebbe svegliarmi la mattina per fare qualcosa per cui sono utile a qualcuno. Purtroppo la direzione non l'ho ancora saputa trovare: la sto cercando». E ancora: «sono pericoloso per me stesso. Vorrei una vita sana, tranquilla, costruttiva e produttiva. Ma c’è l'altra variabile e io la voglio sconfiggere. Oggi ti guardi allo specchio e ti dici: ma che sono diventato? Che roba sono?».

Gorelli è accusato di omicidio volontario aggravata e tentato omicidio. Da qualche settimana è ai domiciliari nella comunità Exodus di don Mazzi. Venerdì scorso, nel corso dell’udienza preliminare in cui è stato ascoltato il consulente del tribunale, il gup Marco Bilisari, ha accolto la richiesta di rito abbreviato fatta dai difensori del giovane, respingendo però la richiesta di una nuova perizia. Con il ragazzo sono imputati due amici e un’amica, tutti minorenni, che quel giorno si trovavano nella sua macchina. Per loro procede la procura presso il tribunale dei minori di Firenze. La famiglia del carabiniere si è costituita parte civile.

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