Il giudice: i soldi dei crac ripuliti al casinò

Il caso che coinvolge Tancredi, 299mila euro cambiati in fiches per celare la provenienza

TERAMO. I soldi del crac ripuliti al casinò. Non solo depositi su conti svizzeri per alimentare le due società con sede legale nello studio Chiodi-Tancredi, il presidente della giunta regionale e il suo socio commercialista, ma anche denaro "lavato" ai tavoli verdi. Dietro la bancarotta dei Di Pietro c'è anche questo: è il gip a spiegare con precisione questo genere di operazioni finanziarie.

Il giudice Marina Tommolini lo fa a pagina 18 dell'ordinanza di custodia cautelare che a fine gennaio ha portato in carcere i quattro imprenditori. «A corroborare l'impianto accusatorio», scrive il gip, «vi erano anche le indagini relative alle condotte tenute recentemente dai due indagati principali: Maurizio Di Pietro e Guido Curti. Di Pietro aveva effettuato giocate presso un casinò italiano non proporzionali ai mezzi di gioco acquistati; in particolare nel periodo dall'8-05-2010 al 29-09-2010 era stato per 11 volte presso la casa da gioco frequentata effettuando prima dell'arrivo bonifici per 299mila euro ed acquistando, nello stesso periodo, fiches per complessivi euro 68mila e 500, di cui 65mila con carta di credito e 3.500 con bancomat; il 29-09-2010, dopo aver acquistato gettorni per 50mila euro, aveva effettuato giocate solo per complessivi 10mila euro, mentre la restante parte era stata cambiata in più soluzioni con operazioni di "cash out" sotto la soglia di riciclaggio».

Il che significa che di volta in volta venivano cambiate e depositate su diversi conti correnti piccole somme proprio per evitare i controlli antiriclaggio che scattano sopra un determinato importo. Anche i movimenti finanziari e bancari di Curti sono tanti. «Nel 2010», scrive ancora il giudice, «aveva eseguito numerosi prelievi di denaro contante, con operazioni singolarmente considerate inferiori alle soglie di riciclaggio, per un totale di 63mila e 500 euro; aveva incassato cambiali per complessivi 570mila euro emesse dalla Mg Costruzioni Srl e cedute alla banca dallo stesso Curti». Un fiume di soldi, dunque, di cui non si capisce la provenienza.

Una riflessione che il gip fa a pagina 19 dell'ordinanza: «Tale movimentazione era sproporzionata rispetto alla capacità economico-patrimoniale dei due indagati per come denunciata all'amministrazione finanziaria, andandosi, invece, ad inserire nell'ottica del disegno crimonoso dianzi delineato, non potendosi escludere che, dopo il preordinato svuotamento e fallimento delle quattro società oggetto di valutazione, anche la Mg Costruzioni Srl potesse subire la stessa sorte». E oggi il caso approda al tribunale del Riesame dell'Aquila: i giudici discutono il ricorso dell'avvocato Cataldo Mariano, legale degli arrestati.

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