Gli stabilimenti chiusi dal Comune tornano in attività, il 30 le sentenze

Il Tar riapre gli chalet

Accolti in via provvisoria i ricorsi dei balneatori

SILVI. Il Tar dell'Aquila accoglie i ricorsi presentati da alcuni gestori degli chalet chiusi e ordina la riapertura provvisoria per tre di essi e quella definitiva per un quarto. Una svolta dopo il braccio di ferro in Comune che aveva visto di fronte il sindaco Gaetano Vallescura e il funzionario Luigi De Santis

Spinti dalla paura che la situazione non si sarebbe sbloccata, alcuni proprietari degli chalet hanno presentato ricorso al Tar nella speranza di riaprire al più presto in vista di una stagione balneare che sta per entrare nel vivo. Nei ricorsi si richiede l'annullamento del provvedimento del funzionario che aveva portato alla sospensione delle autorizzazioni. 

Il Tribunale amministrativo, attraverso un decreto, ha accolto la domanda cautelare in maniera provvisoria, rimandando la decisione definitiva alla camera di consiglio che si terrà il 30 giugno. Camera di consiglio che già si è riunita mercoledì e che ha accolto, stavolta definitivamente, il ricorso dello stabilimento Marifà presentato dall'avvocato Giulio Cerceo. Una buona notizia in vista della prossima seduta in cui si deciderà il destino degli altri stabilimenti (Costaverde, Sorriso e Maristella).

Tre stabilimenti, quindi, potranno riaprire provvisoriamente nell'attesa che arrivi la sentenza e un altro può rialzare le serrande definitivamente.  Il decreto provvisorio è motivato dall'urgenza di riapertura per gli esercizi che durante la stagione estiva vivono del turismo e dovrà essere eseguito dall'amministrazione, che davanti al Tar non si è presentata con i suoi avvocati, in coerenza con quanto affermato dal sindaco Vallescura nei giorni precedenti. 

Gli chalet erano stati chiusi dopo i controlli effettuati dalla polizia municipale su richiesta dell'ufficio commercio del Comune. Nei sopralluoghi era stata riscontrata l'assenza di alcuni permessi. Il sindaco si era subito schierato dalla parte dei proprietari, emettendo un'ordinanza che imponeva agli uffici comunali di dare una proroga di sessanta giorni per permettere, a chi non lo avesse fatto, di mettersi in regola.

Il rifiuto da parte del dirigente di accettare l'ordinanza era motivato dal conflitto che, secondo lui, si sarebbe venuto a creare con le leggi regionali e i regolamenti. Un rifiuto che ha portato ad un muro contro muro all'interno del palazzo municipale. Il sindaco da un lato cercava di sbloccare una situazione potenzialmente letale per l'economia cittadina e De Santis continuava nella sua opera di controllo e chiusura degli stabilimenti irregolari. Situazione paradossale che si è protratta fino a ieri, giorno in cui il decreto del Tar ha portato un po' di chiarezza nella vicenda. (p.c.)

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