Danni da mobbing al dipendente: il Comune di Castellalto condannato a risarcire 20mila euro

Il giudice del lavoro accoglie il ricorso dell’impiegato e annulla il procedimento disciplinare. «Comportamenti vessatori dopo la sua attività di volontariato in un’associazione ambientalista»
TERAMO. Il giudice non usa mezzi termini nella sentenza con cui condanna il Comune di Castellalto a risarcire i danni per mobbing a un dipendente: «La lesione dell’integrità psico-fisica subita dal ricorrente è avvenuta in occasione di lavoro e per causa di lavoro e dipesa da una situazione lavorativa avversativa caratterizzata da un susseguirsi di comportamenti vessatori perpetrati ai suoi danni attraverso procedimento disciplinari, mutamento di mansioni, umiliazioni all’interno degli uffici». Con una premessa di fondo che fa da filo conduttore alle 16 pagine del provvedimento del giudice del lavoro Giuseppe Marcheggiani: alla base dei comportamenti vessatori l’attività di volontariato del dipendente E.G. impegnato nell’associazione ambientalista Gadit che all’ epoca dei fatti aveva eseguito degli accertamenti in merito allo sversamento di acqua mista a schiuma in prossimità del depuratore di Castelnuovo. Accertamenti da cui era scaturita un’inchiesta della Procura che aveva visto tra gli indagati l’allora sindaco Vincenzo Di Marco (procedimento poi archiviato) in carica nel periodo a cui si riferiscono i fatti oggetto della sentenza. «L’atteggiamento nei confronti del dipendente», scrive il giudice improvvisamente mutava dopo che i soggetti coinvolti si vedevano notificare la fissazione dell’udienza camerale nell’ambito del procedimento penale». Nel corso dell’istruttoria, così si evince dalla sentenza, sono stati sentiti vari testi che – ricostruisce il giudice– hanno confermato l’atteggiamento «persecutorio» denunciato dal dipendente. «Le vicende fattuali», scrive a questo proposito il giudice, «sono state ampiamente descritte in sede ricostruttiva».
Il tribunale, oltre a riconoscere al dipendente un risarcimento di ventimila euro per il danno biologico, ha annullato il procedimento disciplinare che all’epoca gli era stato inflitto con la motivazione che facesse attività di volontariato nell’associazione ambientalista durante l’orario di lavoro. «L’iter medico a cui la parte resistente ha sottoposto il dipendente», si legge a questo proposto nel provvedimento, « risulta essere una mera occasione per indurre il ricorrente ad un ulteriore evento stressogeno, non corrispondente alle premesse logiche ed alle esigenze allo stesso formulate nella comunicazione inviata.Pertanto, la sanzione per la mancata presentazione alla visita deve essere annullata».
Nel corso dell’istruttoria il giudice ha disposto una consulenza tecnica d’ufficio al termine della quale il medico incaricato ha stabilito che: «L’evento legato all’ambito lavorativo, ha portato il dipendente a sperimentare non solo un’elevata disorganizzazione delle funzioni psicosociali adattive, ma anche un farsi carico di quella risonanza emotiva, rispetto ad un prolungato periodo di tensione lavorativa, oltre ad uno stato di preoccupazione per la propria condizione di salute e per le proprie funzioni lavorative. Il soggetto ha sperimentato disagio pervasivo e uno stato di preoccupazione per la propria condizione di vita».Il dipendente è stato assistito dall’avvocato Renzo Di Sabatino. ©RIPRODUZIONE RISERVATA