Il turismo va ko, perse 700mila presenze

E’ l’effetto terremoto sul Teramano. Di Dalmazio: «Ma il periodo nero finirà»

TERAMO. Dopo il disastroso terremoto dell’Aquila «bisogna tracciare una linea e ripartire». L’assessore regionale al turismo, Mauro Di Dalmazio illustra la situazione in Abruzzo e soprattutto a Teramo, la provincia più “turistica”. I dati dei primi 9 mesi del 2009, d’altronde, parlano di un calo generale nel Teramano del 21,3% degli arrivi e del 19,3% delle presenze rispetto al 2008. Spicca il dato di maggio, in cui le presenze degli stranieri sono scese del 41,6%. L’effetto-terremoto va riducendosi ad agosto e settembre quando il calo generale di arrivi e presenze è stato minimo (-9,2% e -2%).

Il terremoto ha avuto ripercussioni negative. Quali sono le strategie per rilanciare un settore tanto determinante?
«Bisogna coinvolgere tutti gli interlocutori in una logica di sistema in modo da evitare dispersione di risorse e fare in modo che il campanilismo esasperato non penalizzi lo sviluppo. C’è necessità di un piano strategico (la Regione sta per licenziare il piano strategico e di promozione, ndr), perchè finora si è creduto fossero sufficienti il prodotto e la promozione per attrarre i turisti: non è così, in mezzo c’è la fascia della qualità del servizio, che va dall’integrazione all’offerta turistica, ai servizi complementari. E’ questa fascia che orienta la scelta, è infatti cambiato il profilo del turista, che ora ha una possibilità di scelta molto più ampia che in passato e si orienta in base a una forte motivazione».

Migliorare la qualità dell’accoglienza e dei servizi - anche tramite la rifinanziata legge 77 e i fondi Fas - ma anche creare un’identità turistica per Abruzzo e la provincia di Teramo.
«In Abruzzo abbiamo un patrimonio artistico, paesaggistico e naturalistico incredibile, con una costa variegata, oltre all’enogastronomia. Tanti prodotti, in definitiva. Ma il differenziale competitivo è l’insieme di questi prodotti: la forza dei nostri parchi sta nella costa vicina e viceversa. Teramo poi è un’esaltazione di queste condizioni: ha parchi, cultura, mare, montagna. La forza anche in questo caso è di mettere a sistema questi prodotti, fare in modo che il turista possa scegliere, ad esempio, la costa teramana sapendo di trovare servizi che lo portino a godere delle bellezze culturali o dei parchi. Per far questo dobbiamo abbandonare logiche frammentarie, spingere le aggregazioni evitando l’errore di fare “campanile di prodotto”. Lavorare cioè per l’integrazione di amministrazioni e operatori fra l’interno e la costa. A livello regionale riteniamo peraltro fondamentale il dialogo con gli operatori. Sono loro, attraverso la riforma dell’azienda di promozione turistica e l’individuazione di strumenti di aggregazione pubblico-privata (l’evoluzione dei sistemi turistici locali, ndr) che dovrebbero diventare attuatori delle azioni di sistema».

Di recente è stato creato il marchio “Costa blu” che identifica i 7 centri costieri.
«Premesso che non sono padre nè giudice e ogni iniziativa che tende al dialogo è meritoria, anche se dalle parole dell’assessore provinciale Vannucci si evince che è solo il primo passo, per mettere attorno a un tavolo dei soggetti e non un’operazione compiuta, che va preparata e costruita nel tempo. Occorrerà coinvolgere gli operatori, individuare contenuti e strumenti legati a tutta l’offerta che la nostra provincia è in grado di dare, anche perchè è solo su queste logiche che la Regione investirà. Quel che è importante è che l’assessorato regionale stimolerà (e contrasterà tendenze contrarie) iniziative nell’ottica di integrazione fra diversi operatori e fra diverse istituzioni: “non ci sarà trippa per gatti” per interventi spot o non di sistema, circoscritti territorialmente. Ci sono iniziative di ampia aggregazione di operatori turistici che dalla costa si muovono verso l’interno: sono da salutare e stimolare proprio perchè vanno nell’ottica dell’integrazione».

Ma i dati 2009 in provincia hanno segno negativo. Pare che gli sfollati abbiamo salvato l’economia turistica.
«Rispetto alle previsioni catastrofiche i dati sono diversi, nel trend negativo nazionale non c’è stato a livello locale il crollo che si pensava. Questo grazie alla fidelizzazione del turista e alla capacità degli operatori. La presenza degli amici aquilani ha consentito a molte strutture di avere ottimi introiti. E comunque alcune strutture hanno preferito rinunciare alle prenotazioni e alla eventuale presenza di turisti rispetto alla certezza dell’ospitalità agli sfollati, con conseguente rischio della perdita dell’avviamento. L’obiettivo è, considerato che Teramo ha la più alta percentuale di ricettività d’Abruzzo, che il recupero di posizioni della regione consentirà al turismo teramano prospettive di grande crescita, che però non è scontata. Teramo ha la maggiore vocazione turistica ma non basta dirlo, bisogna lavorare per accrescerla».

Quindi ritiene che il calo sia transitorio. E’ottimista?
«Assolutamente sì, sono convinto che il turismo in Abruzzo e a Teramo fra qualche anno sarà un volano straordinario di sviluppo. Lo percepisco dalla consapevolezza e dal senso di responsabilità degli operatori e dalla voglia, che si percepisce, di giocare tutti la stessa partita, senza declinare le responsabilità».