la polemica

Incidenti nelle montagne abruzzesi: troppi ed evitabili

L’esperto accusa: "Non c’è preparazione, vanno sul Gran Sasso con i sandali. Serve una legge"

PIETRACAMELA. Incidenti in montagna: un fenomeno in crescita sul nostro Gran Sasso, dove è in netto aumento il numero di coloro che desiderano praticare escursioni e arrampicate, sia in inverno che in estate, affascinati dalle alte quote e dai paesaggi spettacolari. Nella maggior parte dei casi però secondo Paolo De Luca, maestro di sci e accompagnatore di media montagna, gli incidenti sono da ricondurre a superficialità e scarsa preparazione. «Molte tragedie si potrebbero evitare», sostiene De Luca, «se gli escursionisti facessero più attenzione alle indispensabili norme di sicurezza».

Spesso infatti capita che si sopravvalutino le proprie capacità e di contro ci sia una scarsa valutazione del percorso che si vuole intraprendere e dei relativi rischi. «Preliminare a qualsiasi attività in montagna», ricorda l’accompagnatore, «è la consultazione dei bollettini meteo, tenendo tra l’altro presente che in montagna le condizioni del tempo possono cambiare in pochi minuti». È poi indispensabile scegliere l’itinerario in base alla propria preparazione fisica e tecnica; abbigliamento ed equipaggiamento devono essere adeguati alla difficoltà e alla durata dell’escursione.

«Sabato scorso», ha raccontato De Luca, «sulla vetta occidentale del Corno Grande a 2912 metri un giovane escursionista indossava un paio di sandali. Per non parlare di un gruppo di escursionisti imprudenti che qualche giorno fa camminavano completamente fuori sentiero. Se malauguratamente dalla vetta avessero fatto cadere un sasso sotto, lungo il sentiero giusto, le conseguenze sarebbero state inimmaginabili».

Il maestro di sci ricorda come nello zaino (con airbag) non debba mai mancare l’occorrente per le situazioni di emergenza: telo termico, lampada frontale, kit di primo soccorso, telefonino cellulare–Gpsnel, casco... e come comunque sia preferibile non avventurarsi da soli. «Consigli a parte», conclude Paolo De Luca, «da più fronti si invoca una legge in grado di arginare l’impennata di incidenti in montagna. Come sulle piste da sci, anche nel caso di escursioni e arrampicate in montagna è necessario fissare regole più stringenti. E poi bisognerebbe far pagare al cittadino le operazioni di salvataggio in montagna, così come accade in Trentino, Val d’Aosta e Veneto, perchè andare in montagna è una scelta. Chi imprudentemente si mette in condizione di pericolo deve accettarne le conseguenze anche economiche».

Catia Di Luigi

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