Investimenti-truffa in Borsa: a processo il broker Di Eusanio

Il mediatore finanziario e la sua collaboratrice citati a giudizio il 4 giugno dopo l’imputazione coatta Cinque clienti teramani hanno perso i risparmi e chiedono i danni. In arrivo altre quattro querele

TERAMO. Il prossimo 4 giugno, davanti al giudice monocratico del tribunale di Teramo, comincerà il processo ad Alessandro Di Eusanio, il commerciante e mediatore finanziario teramano di 50 anni finito sotto inchiesta con l’accusa di aver truffato un numero imprecisato di concittadini promettendo loro guadagni in realtà inesistenti sui mercati finanziari e “bruciando” una quantità di denaro impossibile da stabilire con certezza (il rapporto informativo della guardia di finanza sulle sofferenze della società di Di Eusanio parla di due-tre milioni nella sola Teramo) che gli ignari clienti gli avevano dato da investire. Con lui a processo, pure per truffa, andrà la collaboratrice Janet Cortellucci, 42 anni. Entrambi sono difesi dall’avvocato Mirco Di Bonaventura.

Il rinvio a giudizio è scaturito dall’imputazione coatta decisa per entrambi gli indagati dal giudice per le indagini preliminari Giovanni de Rensis, che nel maggio dell’anno scorso ha rigettato la richiesta di archiviazione del caso proposta dal pubblico ministero Bruno Auriemma. Quest’ultimo ha così dovuto firmare un decreto di citazione diretta a giudizio. Il processo che comincerà a giugno non riguarda tutta l’attività di intermediazione finanziaria messa su a Teramo da Di Eusanio, ma una minima parte di essa. Vede infatti come parti offese cinque persone, che con la loro denuncia hanno fatto nascere l’inchiesta e, opponendosi alla richiesta di archiviazione del pm, hanno propiziato il rinvio a giudizio. I cinque, quattro dei quali sono rappresentati dall’avvocato Gianni Falconi e una dall’avvocato Valeria D’Innocenzo, certamente si costituiranno parte civile per ottenere un risarcimento.

Il meccanismo truffaldino descritto nel capo d’imputazione è simile per tutti i casi. Di Eusanio, rappresentante per Marche e Abruzzo del gruppo Trade Community Limited, secondo l’accusa induceva in errore le parti offese «con artifici e raggiri consistiti nel proporre investimenti ad altissima redditività assicurandone il guadagno mediante previa consegna, a garanzia, di assegni post-datati comprensivi del capitale aumentato degli interessi». Insomma: convinti dagli assegni che Di Eusanio metteva loro in mano, su cui erano scritte somme ben più alte di quelle che il mediatore chiedeva loro, i clienti si convincevano a versagli i propri risparmi Il punto è che, alla scadenza, gli assegni post-datati a loro consegnati non andavano a buon fine.

Due esempi in particolare: una coppia di anziani coniugi consegnava a Di Eusanio 44mila euro – per vaglia circolare e in contanti – come corrispettivo di due assegni post-datati, uno da 27.600 euro e l’altro da 23mila; e poi una somma in contanti di 19.500 euro come corrispettivo di un altro assegno post-datato da 21.450. Un’altra vittima, un 40enne teramano, metteva in mano a Di Eusanio tramite bonifico 60mila euro a fronte di un corrispettivo iniziale per interessi di 1.800 euro al mese che il cliente effettivamente percepiva per nove mesi. Questo lo rassicurava e lo induceva a non ritirare il capitale per continuare l’investimento, poi il mediatore gli consegnava a garanzia un assegno post-datato da 86.250 euro. Ovviamente, tutti gli assegni di Di Eusanio risultavano privi di fondi al momento della riscossione.

Oltre alle cinque persone di cui sopra, risulta che altri quattro teramani – tra cui un poliziotto – abbiano querelato Di Eusanio. Nel complesso, lamenterebbero di aver perso circa 500mila euro. Il mediatore teramano, insomma, rischia di dover presto affrontare un altro processo. Di sicuro i suoi clienti a Teramo e dintorni erano decine, ma solo in pochi hanno deciso di fare denuncia: un po’ per la vergogna di dover ammettere pubblicamente di essere stati raggirati, un po’ perché contratti scritti Di Eusanio non ne avrebbe fatti. Il suo segreto era la fiducia che gli investitori riponevano in lui, o perché lo conoscevano personalmente o per aver avuto assicurazioni sulla sua affidabilità da conoscenti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA