L’ex manicomio conquista internet

Un gruppo di ragazzi crea una pagina su Facebook e altri un sito, che si sommano ai video pubblicati su Youtube

TERAMO. Il web riscopre il fascino dell’ex manicomio, tra proposte di recupero e indignazione per kil degrado in cui versa da ormai 16 anni. «Ma ristrutturarlo?», è la domanda che si pone su Facebook una ragazza che, con altri 229 utenti, ha messo il “mi piace” alla pagina “Ospedale psichiatrico di Teramo”.

«Questo immenso complesso, il cui valore storico non è tuttora ben compreso dai teramani», si legge sulla stessa pagina, «resta un fantasma spettrale nel centro storico». Anche su Youtube, sotto il video-reportage “Lo sfacelo dell'ex-ospedale psichiatrico a Teramo” realizzato da Vincenzo Cicconi e Sergio Scacchia, che vanta 3.765 visualizzazioni, risalta il commento: «Delinquenti, vergognatevi…».

L’ex manicomio, intitolato a San’Antonio Abate, era stato creato nel lontano 1323 come ospizio e luogo di recupero per malati. Con i suoi 675 anni di storia era diventato uno dei centri più importanti, anche d’Europa, per la cura delle malattie psichiatriche.

«Mi piange il cuore nel vedere quel "mostro" abbandonato a se stesso», scrive un altro teramano sul sito “www.beppegrillo.it”, «riqualificato, potrebbe dare un vero impulso positivo per attrarre turisti, per migliorare i sevizi nella nostra città». Su Facebook sono tanti altri i commenti di ragazzi e ragazze che si stupiscono delle attuali condizioni della struttura, di proprietà della Asl. «Uno spazio lasciato così a marcire», scrive Paola alla pagina della mostra sull’ex manicomio, “Roba da Matti”, in corso al bar Empatia in via Milli, «potrebbe diventare un luogo di incontro, dedicato alla cultura e all'università. Ma ovviamente siamo a Teramo, città dove ogni iniziativa o idea viene immediatamente scartata». Intanto, all’indirizzo “www.ospedalepsichiatrico.it” sei giovani laureati - Antonella Cicioni, Nicola D'Anselmo, Roberto Di Donato, Luigi Ippoliti, Fabrizio Primoli e Annacarla Valeriano (quest’ultima ha scritto un libro con le lettere dei pazienti, “Ammalò di testa”) - fanno opera di sensibilizzazione, ripercorrendo la storia del complesso ormai abbandonato, mentre propongono da quasi un anno di destinare parte della struttura a un museo della psichiatria.

Chiara Di Giovannantonio

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