L’urologo Robimarga cacciato dalla Asl Teramo

Definitiva la sentenza per truffa e falso ai danni dell’azienda, disposto l’allontanamento del medico dal 1° dicembre

TERAMO. L’urologo Corrado Robimarga licenziato dalla Asl. I vertici dell’azienda hanno disposto ieri il licenziamento senza preavviso, a partire dal 1° dicembre, del medico responsabile dell’endoscopia urologica di Giulianova, prima in servizio nella divisione di urologia dell’ospedale di Teramo.

La delibera si basa sulla decisione dell’ufficio procedimenti disciplinari che, dopo una lunga pausa in attesa della sentenza definitiva relativa al caso giudiziario che vede implicato l’urologo ed ex assessore comunale del Pdl, ha ripreso l’analisi dei fatti contestati. La Corte di Cassazione, confermando sostanzialmente quanto deciso in Appello, ha fatto cadere le accuse di peculato e di falsa attestazione della presenza in servizio con modalità fraudolente confermando il reato di truffa aggravata in danno della Asl e falso ideologico.

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In sostanza l’ufficio procedimenti disciplinari sottolinea che risulta “incontestato” quanto riportato nelle sentenze e cioè che «l’imputato, durante l’orario di lavoro, in buona parte delle giornate di dicembre 2010 si era recato, per apprezzabili periodi temporali, in una stanza situata fuori del reparto di urologia (del Mazzini, ndr), al quale era addetto, permanendo in essa per scopi prettamente personali e di suo esclusivo interesse, come può desumersi dalle attività compiute dall’imputato in quella stanza di cui al prospetto redatto dalla polizia giudiziaria». Si fa rilevare inoltre che il medico «avrebbe dovuto timbrare la scheda magnetica, sia all’uscita, che al rientro dal citato reparto cosa che invece non si è verificata. Ebbene, la mancata timbratura delle scheda magnetica nelle suddette circostanze da parte dell’imputato, da un lato ha integrato gli artifici e raggiri previsti dall’articolo 640 del codice penale, dall’altro ha indotto in errore la Asl di Teramo sull’espletamento, anche in quei frangenti, dell’attività medica da parte del predetto, così procurandogli un ingiusto profitto, costituito dalla percezione dello stipendio anche per i periodi di tempo in cui non aveva prestato attività lavorativa».

C’è poi il capitolo che riguarda i permessi retribuiti chiesti da Robimarga per attività svolte in qualità di assessore. «Le certificazioni consegnate alla Asl di Teramo relative alla corretta fruizione dei permessi retribuiti da parte dell’imputato erano anche ideologicamente false in quanto una parte dell’arco temporale cui esse facevano riferimento era stata utilizzata dall’imputato per lo svolgimento di attività di natura privata e, comunque, di natura diversa da quella per la quale i permessi erano stati richiesti e concessi». Inoltre si fa notare che, escluso il peculato negli ultimi due gradi di giudizio, si configura «una truffa aggravata ai danni dell’ente ospedaliero, così come, peraltro, ipotizzato in via subordinata anche dal difensore dell’imputato giacchè quest’ultimo, durante l’orario di servizio e in alcuni casi con l’utilizzo delle attrezzature ospedaliere, ha svolto attività professionale privata non autorizzata».

In definitiva l’ufficio procedimenti disciplinari sottolinea che si tratta di fatti rilevanti in sede disciplinare «per la loro obiettiva gravità, per il grado di negligenza dimostrata, per le responsabilità connesse con l’incarico dirigenziale ricoperto e per la gravità della lesione del prestigio dell’azienda». Da qui la decisione dell’ufficio, trasmessa al direttore generale della Asl Roberto Fagnano che ieri, su proposta del direttore dell’unità complessa di Gestione del personale Franco Santarelli, ha firmato la delibera.

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