La Asl taglia l’assistenza a casa ai privati la cura di 3mila malati

Nuova rivoluzione nella sanità teramana per contenere le spese su mezzi e infermieri ma i sindacati dicono no al progetto che riguarda una spesa di quasi un milione e mezzo

TERAMO. Assistenza domiciliare affidata ai privati. Ieri mattina la Asl ha illustrato ai sindacati il progetto da realizzare in tempi brevi per esternalizzare il servizio.

Il direttore del dipartimento assistenza territoriale della Asl, Valerio Profeta, ha spiegato che visto che l’azienda non può assumere e vuole incrementare il servizio di assistenza a casa dei malati, l’intento è affidare l’Adi a un’impresa. Per il momento i privati svolgerebbero solo i compiti infermieristici, in un secondo momento potrebbero ottenere anche la fisioterapia. In questo modo la Asl potrebbe garantire un numero di prestazioni maggiore: attualmente sono circa tremila i pazienti assistiti a casa.

L’operazione consentirebbe di recuperare i 19 infermieri attualmente impiegati nel servizio, che è articolato in cinque distretti. Per quanto riguarda le risorse, la Asl spende un milione 400mila euro, per gli infermieri, per tutti e cinque i distretti. Con la privatizzazione verrebbe dismesso anche il parco macchine, in esecuzione di un decreto Brunetta che dispone la riduzione dei mezzi in uso alle pubbliche amministrazione.

Il progetto della Asl ha incassato il deciso no dei sindacati. La Rsu (rappresentanza sindacale unitaria) si è espressa all’unanimità contro l’esternalizzazione dell’Adi. I sindacati osservano infatti che le privatizzazioni non portano mai vantaggi, nè nella qualità del servizio, nè sul fronte delle spese per la pubblica amministrazione. I sindacati hanno ribadito che sono d’accordo sul potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata, ma seguendo un altro percorso. Il potenziamento dell’Adi porterebbe due effetti positivi: un risparmio per la Asl evitando il ricovero del paziente e minori disagi per il malato che resta a casa propria ma viene curato. La gamma delle prestazioni è enorme, ad esempio solo gli infermieri eseguono medicazioni (come sulle piaghe da decubito), mettono le flebo endovena, fanno i prelievi di sangue e anche alimentazione con il sondino. Senza contare tutte quelle che riguardano la fisioterapia. E’ voce comune che attualmente l’Adi in provincia di Teramo offra prestazioni di altissima qualità. Per questo la privatizzazione sembra quantomeno un’incognita. Una voce contraria alla privatizzazione è quella del consigliere comunale dell’Idv Valdo Di Bonaventura, che ha chiesto, su questo tema e sulle carenze dell’oncologia, ormai due mesi fa la convocazione della commissione sanità del Comune, finora senza esito. Di Bonaventura ha fatto notare che «ancora una volta si vuole sopprimere quello che funziona con giustificazioni inaccettabili. Di fronte a questa possibilità non possiamo rimanere inermi e ci auguriamo che il direttore generale torni a riflettere sulla scelta e magari farci partecipi delle scelta definitiva, non perdendo di vista l'obiettivo di non intaccare in alcun modo l'organizzazione che, con il costante impegno e sacrificio degli operatori, e della stessa dirigenza sanitaria, è stata messa a punto». Sull’argomento anche il consigliere Milton Di Sabatino (Udt) ha rivolto in consiglio un’interrogazione al sindaco chiedendo di agire per scongiurare questa eventualità.

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