La crisi economica non fa sconti A rischio 14 posti nel teramano

3 Maggio 2013

La Comifar, azienda che distribuisce farmaci con sede a Sant'Atto, chiude il call center. Il personale in esubero è composto principalmente da donne tra i 25 e i 45 anni 

TERAMO. Una battaglia per salvare 14 posti di lavoro alla Comifar di Sant’Atto. La stanno conducendo Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. «In un momento in cui perdere anche un solo posto di lavoro è gravissimo», esordisce il segretario della Filcams Cgil Franco Di Ventura.

La Comifar è un’azienda di distribuzione dei farmaci che ha sede a Sant'Atto - nei capannoni che furono dell’Unifarma - e che rifornisce farmacie e Asl in Abruzzo. L’azienda teramana fa parte di una multinazionale, una delle più grandi società a livello mondiale nel settore. Ma anche le multinazionali accusano la crisi e sentono la necessità di razionalizzare. Ed ecco che in quello che è un magazzino di medicinali dove lavorano 70 dipendenti, la multinazionale ha deciso di chiudere il call center. Quindi tutto il personale di questo settore è stato dichiarato in esubero: il call center viene infatti - nei progetti della multinazionale - accentrato a Perugia e Roma. A fine aprile si è tenuto un incontro in Provincia per discutere dell’esubero di 14 unità. «Si sta provando ad evitare la messa in mobilità di questi lavoratori», spiega il segretario provinciale della Filcams Cgil, «I tagli non riguardano solo Teramo ma altri magazzini in Italia. I prossimi incontri a livello nazionale si terranno il 7 e 20 maggio. In Provincia abbiamo cercato di trovare una soluzione recuperando alcune figure del call center all’interno del magazzino. Ma è molto difficile. La multinazionale dà disponibilità, per alcune unità, a trasferimenti su Roma o Perugia. Ma diversi lavoratori hanno il part-time e uno stipendio conseguente: come farebbero a trasferirisi? Noi stiamo cercando di recuperare la situazione a livello locale: abbiamo richiamato l’azienda alla propria responsabilità sociale spingendo perchè mantenga i posti di lavoro e quindi anche le professionalità di cui dispone».

La procedura di mobilità è stata attivata a fine marzo: i 75 giorni scadono a metà giugno, quando avverrebbero i licenziamenti. «Si tratta prevalentemente donne con un'età dai 25 ai 45», conclude Di Ventura, «in questo momento, soprattutto a Teramo, perdere anche un posto di lavoro è grave, in questo caso l'aggravante è che sono tutte donne e che nessuna può agganciare la pensione».

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