Stangata sui trasporti: gli studenti protestano, il rettore studia misure

5 Luglio 2025

L’Udu denuncia: «Costi diventati insostenibili per chi si muove sui bus». Corsi: «Disponibile ad aiutare gli iscritti con forme di compensazione»

TERAMO. «La giunta Marsilio non sa più in che modo scacciare giovani e studenti da questa regione». Ci va giù pesante l’Udu (Unione degli universitari) di Teramo, che in una nota protesta per l’aumento dei costi del trasporto pubblico in Abruzzo: problema molto sentito dalla comunità universitaria teramana, vista l’ubicazione decentrata e “scomoda” del campus di Coste Sant’Agostino. «In data 1° luglio», scrive l’associazione studentesca, «è entrato in vigore l’aumento delle tariffe degli abbonamenti del trasporto pubblico abruzzese su gomma, a distanza di solo un anno dallo scorso tragico aumento: attualmente, la tariffa per un abbonamento mensile per tutte le linee urbane della città di Teramo ammonta a 38,40 euro. Prima degli aumenti, lo stesso abbonamento ammontava a 32,20, una cifra già spropositata per le tasche di una famiglia media, magari con più figli, o di un giovane studente che deve mantenersi da solo, in una città e in una regione già prive di qualsiasi agevolazione per la categoria degli studenti universitari. Ma il problema non si ferma qui: l’aumento riguarda anche le tariffe delle tratte suburbane ed extraurbane dell’azienda regionale di trasporti Tua. Una vera e propria stangata su centinaia di studenti e studentesse pendolari delle aree interne, realtà già ampiamente svantaggiata».

L’Udu si chiede: «Come si può parlare di regione e città universitaria, se le condizioni per portare avanti un percorso di studi universitario sono queste? Come si può parlare di diritto allo studio, valore sancito dalla nostra Costituzione, in un territorio che di anno in anno si svuota di servizi essenziali come la mobilità pubblica? E ancora, in un contesto climatico in piena crisi come si può parlare di transizione ecologica, se la giunta regionale porta avanti in tutti i modi politiche che disincentivano massicciamente l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico in favore di auto private? Non ne possiamo più. Restare in questo territorio sta diventando un atto di coraggio che non tutti sono disposti a intraprendere, ancor di più se spesso, a rimetterci, è il proprio futuro. Vorremmo poter studiare qui senza essere costretti a sacrificare ogni possibilità di vivere una vita degna, e a limitarci a sopravvivere con pochi spicci».

L’Unione degli universitari comunica di aver formalmente trasmesso al rettore Christian Corsi «una proposta per affrontare l’emergenza trasporti che sta colpendo la comunità studentesca: puntiamo a introdurre una misura strutturale per intervenire massicciamente sul costo degli abbonamenti per chi ha deciso di studiare a Teramo. Abbiamo chiesto al rettore di supportare la nostra richiesta e di attivare tutti i canali necessari per intraprendere le dovute interlocuzioni con gli altri enti interessati, anche nell’ottica di estendere il beneficio al territorio regionale». Corsi, contattato dal Centro, chiarisce: «Noi come ateneo non possiamo fare un intervento diretto, cioè comprare gli abbonamenti o cofinanziarli. Sulla questione trasporti è aperto un tavolo in Regione, ci auguriamo che lì si possa varare una misura che agevoli gli studenti. Ma la mia disponibilità ad aiutare gli iscritti, trovando delle modalità di compensazione dei maggiori costi che devono sostenere, c’è tutta. E ci sto già lavorando», conclude il rettore, «con il direttore generale». 

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