La testimone: «Paglione non ragionava» 

Processo per circonvenzione d’incapace, in aula l’amministratrice di sostegno del gallerista teatino

TERAMO. Entra nel vivo il processo che vede imputate tre persone con l’accusa di circonvenzione d’incapace ai danni del defunto gallerista originario di Tornareccio (Chieti) Alfredo Paglione, deceduto a 86 anni a Giulianova – dove aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita – nel 2022. Ieri è comparsa davanti al giudice monocratico Emanuele Ursini l’ex amministratrice di sostegno di Paglione, l’avvocato Adriana Di Felice, uno dei testi chiave della pubblica accusa. La sintesi della testimonianza è che il gallerista aveva momenti di lucidità alternati a comportamenti ed espressioni che invece facevano pensare che non fosse più nelle piene capacità d’intendere e volere. A domanda diretta del giudice, che le ha chiesto: «Ma lei si è resa conto se Paglione ragionasse lucidamente o no?», Di Felice ha risposto: «No, tanto che ha proposto anche a me di regalarmi la casa». Gli imputati sono i giuliesi Diodoro Guerrucci, medico ed ex primario ospedaliero, e la figlia Francesca, ex assessore comunale a Giulianova, e Nicola Di Sante di Mosciano. Secondo l’accusa del pm Laura Colica, titolare del fascicolo, i tre avrebbero approfittato delle precarie condizioni di salute del mecenate per ottenere da lui assegni con grosse cifre e opere d’arte. I difensori dei tre hanno già fatto rilevare in sede di udienza preliminare come ci fossero diverse perizie che avevano giudicato Paglione capace d’intendere e volere. Il processo riprenderà il 26 settembre con l’audizione dei carabinieri che hanno analizzato i movimenti sul conto corrente di Paglione.(d.v.)
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