Lady Limoncella, ricorso respinto

Il tribunale: le dimissioni date prima del licenziamento sono valide

TERAMO. Seconda sconfitta in tribunale per Giuseppe Starace-Lady Limoncella, il commesso 34enne di Tortoreto che si esibisce come drag queen nei locali della costa e che nel dicembre scorso, dopo un'esibizione tenuta mentre era assente dal lavoro per malattia, era stato prima sanzionato dal punto di vista disciplinare e poi licenziato dalla ditta per cui lavora (una grossa catena di negozi che vendono prodotti igienici, cosmetici e di profumeria).

Il tribunale di Teramo (Giansaverio Cappa presidente, Giampiero Fiore giudice e Luigi Santini giudice estensore) ha infatti rigettato il reclamo proposto da Starace contro il provvedimento con il quale, nel marzo scorso, il giudice del lavoro Giulio Cruciani negava il reintegro immediato del commesso sul posto di lavoro.

Non si tratta ancora di una decisione di merito, così come non lo era quella di Cruciani (motivata solo dal fatto che non c'era il presupposto dell'urgenza), perché l'eventuale causa di merito sulla validità del licenziamento deve ancora cominciare. Tuttavia il tribunale, nelle motivazioni del provvedimento di rigetto, pone un punto fermo sulla questione: prima di essere licenziato Starace si era dimesso, scrivendo di suo pugno e firmando una lettera all'azienda, e queste dimissioni secondo i giudici sono valide, a differenza di quanto sostiene Giuseppe Starace-Lady Limoncella (difeso dall'avvocato Sigmar Frattarelli).

La linea difensiva del commesso si basava su un assunto: la lettera di dimissioni era stata da lui redatta e firmata in una condizione psicologica fortemente turbata. In sostanza, in quel momento sarebbe stato in uno stato di stress emotivo a causa della contestazione disciplinare subita quando l'azienda ha scoperto che si era esibito come drag queen durante il periodo di malattia.

Dunque, in quel momento Starace era incapace di intendere e volere. Dunque, le dimissioni non sono valide e illegittimi, di conseguenza, sono i successivi licenziamenti - due distinte lettere - intimatigli dall'azienda. Il tribunale, invece, ha riconosciuto valide le dimissioni perché la condizione emotiva di turbamento lamentata dal ricorrente non è apparsa, ai giudici, tale da annullarne volontà e intelletto.

Riconoscendo valide le dimissioni, che determinano già da sole la risoluzione del rapporto di lavoro, decade la questione di legittimità dei successivi licenziamenti. Essendo in una fase cautelare, il tribunale non ha ritenuto necessaria una consulenza tecnica d'ufficio che approfondisse la questione della presunta incapacità d'intendere e volere. Nell'eventuale giudizio di merito davanti al giudice del lavoro ci sarà una valutazione più approfondita e completa delle ragioni delle parti.

Il caso di Lady Limoncella è esploso a livello mediatico nell'inverno scorso perché il commesso e il suo difensore hanno sempre sostenuto che si è trattato di un licenziamento «a sfondo palesemente discriminatorio». Ovvero, l'azienda avrebbe preso a pretesto la sua esibizione durante il periodo di malattia per eliminare un lavoratore ritenuto sgradito in quanto dichiaratamente omosessuale. Questa tesi Starace l'ha ripetuta a giornali e tv nazionali, che nei mesi scorsi lo hanno ospitato a ripetizione.

L'avvocato Sabatino Ciprietti, legale della catena commerciale per cui Starace lavorava, ha invece sempre respinto le accuse di discriminazione, sostenendo che il lavoratore è stato prima sanzionato dal punto di vista disciplinare e poi licenziato solo perchè si è esibito durante un periodo di malattia, tradendo in questo modo il rapporto di fiducia con il proprio datore di lavoro. Va ricordato che c'è stato anche un tentativo di conciliazione alla Direzione del lavoro, che però è fallito.

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