Mosciano: l’accusa era ingiusta, ma lui fallisce e perde la casa

L’appello disperato di un piccolo imprenditore: "Sono vittima del sistema". Le società di leasing lo portano in tribunale per appropriazione indebita, ma viene assolto

MOSCIANO. Viene accusato di essersi appropriato indebitamente di mezzi da lavoro, è assolto dal tribunale ma si ritrova a combattere contro il fallimento ed il pignoramento della propria abitazione. E' la storia del 50enne imprenditore moscianese Antonio Poltrone, il quale si definisce «vittima di un sistema» e si dice impossibilitato a pagare i propri debiti in quanto non ancora risarcito dei danni subiti. Accusato di non aver pagato 5 mezzi acquistati con la formula del leasing, Poltrone ha subito denunce e processi al termine dei quali è sempre risultato assolto dai giudici del tribunale di Teramo.

Non essendo però tornato in possesso degli automezzi, l'imprenditore non ha potuto proseguire la propria attività e, di conseguenza, pagare i debiti accumulati nei confronti dei propri creditori. Tutto ha inizio in seguito al terremoto del 6 aprile 2009, quando Poltrone, un tempo impiegato in un'azienda dell’'Aquila, decide di investire i propri risparmi nell'acquisto di 5 mezzi da lavoro, pagati in leasing. Ma, a partire dal 2010, cominciano ad arrivare le prime denunce, sporte dalle società di leasing le quali accusano Poltrone di sofferenza bancaria e di appropriazione indebita dei mezzi concessi dalle stesse aziende. Si tratta di autoarticolati e camion cabinati che Poltrone sostiene di aver pagato e riscattato completamente esibendo, a questo proposito, documenti. Nel 2012 i giudici assolvono l'imprenditore da tutte e 4 le accuse (tra le richieste dei denuncianti vi erano 500.000 euro di danni e 3 anni di reclusione), perché il fatto non sussiste, ma intanto gli automezzi, inizialmente sottoposti a sequestro preventivo, vengono dissequestrati e riconsegnati alle società che li avevano venduti. Per avere giustizia, Poltrone ricorre anche alla Cassazione, che solleva dubbi sulla restituzione dei mezzi alle società che li avevano concessi in leasing, ma la situazione non cambia ed il 50enne moscianese si ritrova tutt'ora senza i camion acquistati.

Non potendo riavviare la propria attività, Poltrone non è stato in grado di pagare i debiti accumulati con i creditori i quali, riunitisi, hanno avanzato richiesta di fallimento per l'imprenditore, al quale la propria banca ha pignorato l'abitazione nella quale vive con l'anziana madre. «Voglio pagare, ma come faccio? Con un fallimento a mio carico e la casa all'asta, come posso liquidare le somme spettanti ai miei creditori?» sostiene Poltrone che si dice ormai disperato, «non posso pagare per colpe non mie: le società che mi hanno denunciato hanno creato debiti, perso cause legali, ora vogliono i miei soldi. Mi devono corrispondere i danni subiti adesso, così potrò pagare i miei debiti e salvarmi». L'uomo, assistito dall'avvocato Eugenio Galassi, afferma di essere stato denunciato, secondo lui ingiustamente, anche dall'Inps per un presunto ammanco di 10.000 euro sui contributi versati nei confronti dei propri ex dipendenti. «Ho speso quello che mi rimaneva per difendermi in tribunale, ora voglio giustizia», conclude Poltrone, «quello che è accaduto è grave per qualsiasi cittadino. Voglio sistemare ogni cosa, ma potrò farlo solo quando chi ha sbagliato mi pagherà i danni economici, per la ditta che non ho più, e quelli ancora più gravi riguardanti la mia persona».

Sandro Petrongolo

©RIPRODUZIONE RISERVATA