Muore d’infarto a 42 anni, sott’accusa due medici di Atri

La procura chiede il processo. Lo sfogo dei parenti: è rimasto al pronto soccorso, nessuno ha fatto niente

TERAMO. Per i familiari il loro congiunto, un uomo di 42 anni, è morto perché nessuno dei medici in servizio al pronto soccorso si è accorto che aveva un infarto in corso. Ora sarà il gup Domenico Canosa a stabilire se i due medici, nel frattempo indagati per omicidio colposo, dovranno essere mandati a processo come chiede la procura o prosciolti. Nei giorni scorsi il pm Davide Rosati, titolare dell’inchiesta scattata dopo la denuncia dei familiari, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per E.M. di Silvi e R.C. di Pescara, i due medici dell’ospedale di Atri indagati per omicidio colposo che il 19 agosto del 2010 erano in servizio quando al pronto soccorso arrivò Gabriele Costantini, 42enne di Silvi.

L’uomo entrò all’1.48 e morì alle 6.04 dopo, sostengono i familiari assistiti dall’avvocato Ernesto Picciuto, «essere stato lasciato in attesa al pronto soccorso senza che venisse adottato alcun provvedimento d’urgenza». Scrive il pm Rosati nella richiesta di rinvio a giudizio presentata per i medici «per colpa consistita nel non aver sottoposto il paziente giunto alle ore 1.48 al pronto soccorso dell’ospedale di Atri, ove veniva riconosciuto affetto da toracoalgia in paziente con cardiopatia ischemica post Ima trattato con angioplastica alle seguenti cure: monitoraggio continuo dell’elettrocardiogramma, che avrebbe potuto identificare precocemente eventuali segni di peggioramento; ad esame cardiografico, che avrebbe consentito una migliore stratificazione del rischio ovvero diagnosi differenziali, a fibronolisi sistemica ovvero al trasferimento presso un centro dotato di emodinamica, dove con l’esame coronaroventricolografico sarebbe stato possibile riconoscere l’eventuale necessità di rivascolarizzazione miocardia urgente».

Il gup ha fissato per il 21 novembre l’udienza preliminare al termine della quale deciderà se mandare a processo i medici o disporre il non luogo a procedere.(d.p.)

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