Muore dopo 5 ore di attesa in ospedale

Un 72enne di Poggio Umbricchio deceduto in un corridoio del pronto soccorso. I nipoti: denunciamo per tutelare chi verrà dopo

TERAMO. E’ morto su una barella, lungo un corridoio. Forse l’ultima persona che ha visto è stato il nipote Danilo. Non si sa. Come non si sa perchè Domenico Evangelista, 73 anni, imprenditore edile in pensione di Poggio Umbricchio è morto in un corridoio del pronto soccorso dell’ospedale di Teramo. Dopo cinque ore in attesa di una visita. Quando il medico è arrivato e gli ha praticato il massaggio cardiaco nel tentativo di rianimarlo era ormai troppo tardi.

Tutto è iniziato venerdì pomeriggio. «Lo zio che non stava bene, accusava Dolori addominali e renali», racconta il nipote Umberto Evangelista, «a casa aveva vomitato con tracce di sangue, che era presente pure nell’urina. Abbiamo pensato a una colica renale o a qualcosa del genere e mio fratello l’ha portato alle 19 al pronto soccorso». Domenico, infatti, viveva a Poggio Umbricchio con il nipote Danilo. Alle 19,30 è arrivato anche l’altro nipote, Umberto, che invece abita a Teramo. «Era su una barella dietro all’accettazione e gli avevano assegnato un codice giallo (mediamente critico, ndr) era il numero 103», continua Umberto. Il nipote racconta che sostanzialmente così sono trascorse cinque ore: «gli hanno fatto solo un prelievo di sangue, nessuno gli ha fatto una visita. Ogni tanto passava un infermiere e leggeva che c’era scritto sulla cartella». Umberto è andato a un certo punto a casa, ma il fratello Danilo lo aggiornava continuamente su che cosa accadeva, o meglio non accadeva, in quell’angolo di pronto soccorso. «Alle 23,30 mio fratello mi ha detto che lo zio si stava addormentando». Poco dopo un’altra telefonata, allarmata: «Gli stanno facendo il massaggio cardiaco, ha perso i sensi». A mezzanotte e mezza il personale comunica ai nipoti che lo zio è morto.

Il caso è stato segnalato dal blog “I due punti”. «Allucinante che nessuno gli abbia fatto qualcosa», commenta il nipote, «è vero che gli hanno fatto un prelievo del sangue, che peraltro non ha evidenziato problemi, ma non può essere l’unica cosa. Io penso che non può fare l’accettazione un infermiere. Con tutto il rispetto penso sia un medico a dover fare una prima diagnosi: se questa è fatta correttamente si sa dove e quando intervenire. E quanto successo a mio zio è la prova. Quando si entra in un ospedale si dovrebbe stare al sicuro: mai avremmo pensato che ci avrebbe rimesso la vita. L'anno scorso un altro zio con un problema, sempre al pronto soccorso ha aspettato 8 ore, non è concepibile. Eppure il primo intervento è basilare in un’emergenza». Ieri pomeriggio i familiari hanno incontrato un avvocato per presentare una denuncia. «Lo facciamo per chi viene dopo, perchè chi viene prima ormai se n’è andato», conclude con amara commozione Umberto.

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