atri, nuova scoperta dello studioso trubiano 

Nel duomo è ritratto l’Acquaviva che ispirò il “Don Chisciotte”

ATRI. Enrico Trubiano di Silvi, autore di numerosi testi, è un appassionato della storia millenaria di Atri. Anni fa in una sua ricerca ha affermato che il personaggio che ha ispirato a Miguel...

ATRI. Enrico Trubiano di Silvi, autore di numerosi testi, è un appassionato della storia millenaria di Atri. Anni fa in una sua ricerca ha affermato che il personaggio che ha ispirato a Miguel Cervantes, sommo scrittore spagnolo, il “Don Chisciotte della Mancia”, primo esempio di romanzo moderno, appartiene a un’antica famiglia napoletana originaria di Atri, gli Acquaviva, che annovera condottieri, vescovi e beati. Il raro testo di riferimento citato è “Istoria della famiglia Acquaviva”, opera celebrativa stampata a Roma nel 1738, che indica il vero don Chisciotte come Giovanni Francesco, marchese di Bitonto, figlio del duca Andrea Matteo III Acquaviva, uno dei personaggi più importanti dell’epoca in cui visse (1455 circa - 1529). Proprio per il suo alto lignaggio Giovanni Francesco è stato ritratto da Tiziano Vecellio con l’alabarda, il cane da caccia, l’armatura e la chisciotte, la caratteristica calzamaglia spagnola rigonfiata ai fianchi. Quanto al legame tra Cervantes e gli Acquaviva, Trubiano sostiene: «Il giovane combattente spagnolo ha visitato le più importanti città della nostra penisola e svolto il mestiere di “camerere”, ossia colui che attende ai servizi di grande cerimoniere. Si è formato così alla corte ducale che annoverava tra l’altro Jacopo Sannazzaro, rappresentante di rilievo della poesia napoletana e amico fedele di Andrea Matteo III. La presenza ad Atri di Cervantes è durata alcuni mesi, prima della partenza per la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571). Se queste sono le verità accertate, nuovi studi del sottoscritto suffragano oggi quanto affermato in precedenza».
Trubiano si riferisce a uno dei ritratti affrescati nella cattedrale di Atri, in particolare all’immagine del duca Andrea Matteo III Acquaviva «raffigurato», dice, «insieme al figlio, mentre sporge, vivamente interessato, dallo stipite di una finestra. I tratti del viso, spigolosi e taglienti, vogliono evidenziare il carattere ferreo di questo valoroso condottiero. La figura che sembra tagliare lo spazio in diagonale arricchita dal lungo braccio poggiato ricorda le opere dei pittori fiorentini contemporanei del De Litio, massimo esponente del Quattrocento abruzzese. Il figlio, il giovane Don Chisciotte, sembra invece tratto, per i volumi propri e per le forme tonde, direttamente da Piero della Francesca».(red.te)
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