Night club abusivo, sette indagati

L'accusa: costruito a Sant'Atto senza licenza e su un terreno franoso

TERAMO. Un abuso edilizio grosso così. Anzi, di più: una lottizzazione abusiva. La vede così la procura, che ha chiuso l'inchiesta sull'edificio sequestrato a Sant'Atto dai vigili urbani nell'ottobre del 2008 e si appresta a chiedere il processo per sette persone. Il principale indagato - in qualità di proprietario e committente dell'opera - è un noto costruttore teramano, A.D.C. di 71 anni. Secondo l'accusa voleva realizzare una sorta di "casa del piacere", un ristorante-night club molto privato dotato di camere, parcheggio coperto e passaggi segreti. In ogni caso, avrebbe realizzato (in difformità dal titolo che aveva e in assenza di titolo) qualcosa di molto diverso da quello che avrebbe potuto fare.

Insieme a lui hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini dal pm Davide Rosati il figlio 40enne e altre cinque persone: il progettista della struttura ricettiva, un artigiano che vi ha realizzato gli impianti elettrici e tre persone (due donne residenti nella zona e un altro tecnico progettista) che entrano nella vicenda di striscio, in quanto avrebbero fatto realizzare da A.D.C. una fognatura a proprio servizio in difformità dalle autorizzazioni e senza collaudo.

Il capo di imputazione è smisurato, poiché le opere realizzate su quel lembo di collina, in mezzo agli ulivi, sono addirittura 17. L'area era in edificazione dal lontano'95. A.D.C. aveva titolo per costruirvi un fabbricato rurale unifamiliare, ma con il tempo - senza mai fare la dichiarazione di fine lavori - a questo ha aggiunto un edificio di quattro piani, un parcheggio coperto, un grosso muro di contenimento e delle scalinate. Per inciso, l'area non solo è vincolata a verde privato, ma si trova anche in zona Pai (cioé è soggetta a pericolo di frana). E non a caso, secondo gli inquirenti, parte del cantiere rischia di cedere.

Che su quella collina ci fosse qualcosa di strano se n'è accorta due anni fa Anna Capponi della polizia municipale di Teramo. Dal sopralluogo effettuato nel cantiere è scattata l'indagine, dall'indagine è scaturito il sequestro del manufatto. Poi il Comune (nel 2009, quando c'era il commissario prefettizio) ha fatto un'ordinanza urgente di demolizione e ripristino dei luoghi e ne ha fatta un'altra per la fognatura abusiva di cui sopra (che si era rotta, versando liquiami sui terreni). A.D.C. non avrebbe ottemperato a quasi nessuna delle prescrizioni e per questo è accusato anche di inosservanza di un provvedimento dell'autorità. Altra accusa è quella di aver captato abusivamente acqua di sorgente per realizzare un laghetto di pesca sportiva. E ancora: sotto la tettoia del parcheggio sono stati accumulati rifiuti di cantiere, per cui è contestato al costruttore anche un reato ambientale.

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