Nipoti a processo per aver raggirato gli zii di 96 anni

L’accusa: si sono fatti donare più di 200mila euro La difesa: soldi usati per comprare una casa per loro

TERAMO. A 96 e 97 anni si sono ritrovati in un’aula di tribunale a raccontare il perchè di una denuncia. E loro, due coniugi di Orsogna, non hanno esitato a ripercorrere davanti a giudice e avvocati la vicenda che vede indagati due lnipoti di circonvenzione d’incapace. Perchè, sostiene l’accusa, i nipoti li avrebbero raggirati per farsi donare più di duecento euro (prima 30 mila e poi 185mila) con cui avrebbero fatto un compromesso per acquistare una casa a San Nicolò a Tordino, abitazione in cui i due anziani, che non hanno figli, avrebbero dovuto andare a vivere proprio con i nipoti.

Ma dopo l’atto di donazione fatto davanti al notaio (con tanto di postilla in cui si specifica che i nipoti avrebbero dovuto prendersi cura degli anziani fino alla loro morte) e il successivo compromesso per la casa, il tutto festeggiato con un pranzo al ristorante «dove però abbiamo pagato noi» ha raccontato l’arzilla nonnina in aula davanti al giudice monocratico Roberto Veneziano, qualcosa è cambiato. Per sempre. Sostengono i nipoti, moglie e marito, che quando sono andati a prenderli i due anziani non li hanno fatti entrare, non hanno più risposto alle loro telefonate e alle loro lettere. «Ancora oggi», ha detto la donna che, insieme al marito, si è sottoposto all’esame da imputata, «non capiamo che cosa possa essere successo. Io per assisterli ho anche lasciato il mio lavoro. Ci dicevano sempre che volevano venire con noi e non volevano andare in una casa di riposo».

Diversa la versione degli anziani: sostengono che dopo la donazione i nipoti non si sono fatti più sentire, sostengono di essere stati raggirati. «Volevano solo i nostri soldi» raccontano. Le diverse verità ieri mattina sono state raccontate in un’aula di tribunale in cui i due nipoti teramani M.R. E F.F., assistiti dall’avvocato Franco Patella, sono comparsi da imputati con l’accusa di circonvenzione d’incapace. Un’istruttoria dibattimentale aperta e chiusa in attesa della sentenza che ci dovrebbe essere il 30 gennaio. Davanti al giudice sono sfilati i testi dell’accusa, a cominciare dai due anziani coniugi, e quelli della difesa. Tra questi anche il notaio dell’atto di donazione. Notaio che, nel rispondere ad una domanda del giudice, ha precisato di essersi accertato della volontà dei due anziani anche un certificato medico. E ha ricordato: «Erano convinti di quello che facevano, delle loro intenzioni». Per ora restano le due verità: quella degli anziani e quella dei nipoti. Per conoscere quella processuale bisognerà attendere gennaio.(d.p.)

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