Notte in attesa al pronto soccorso

Una madre racconta: 6 ore per far curare i figli coinvolti in un incidente

TERAMO. Una notte trascorsa in fila al pronto soccorso. Una notte trascorsa a dormire alla bell'e meglio sugli scomodi sedili del servizio d'emergenza dell'ospedale, in attesa del proprio turno, dopo essere stati coinvolti in un incidente stradale.

A raccontare la disavventura è Anna Maria Giannelli. «Mia figlia 16enne, mio figlio e la sua fidanzata domenica pomeriggio sono stati coinvolti in un incidente», racconta la madre di Castellalto, «e sono stati portati al pronto soccorso, tutti in codice verde. Mia figlia dopo due ore di attesa è entrata nella sala visite alle 19 ed è uscita a mezzanotte e mezza. Mio figlio è arrivato al pronto soccorso alle 20,44 e la fidanzata alle 20,55. Sono entrati dopo un'attesa di sei ore. Li hanno dimessi alle 4,05 del mattino. Con questi tempi di attesa non si deve chiamare pronto soccorso, ma semplicemente "soccorso".

E quando mi sono permessa di segnalare il caso alla dottoressa, mi ha risposto: "Lei è fortunata, i suoi figli non hanno niente"». Per fortuna, perchè un'attesa di 6 ore non avrebbe giovato loro.  Anna Maria Giannelli racconta la nottata in sala d'aspetto. Condivisa con altre 25 persone. «C'era gente che dormiva», ricorda, «alcuni erano sdraiati sui seggiolini. Mi dicono che ci sono sempre file, ma pare che nei gioni festivi come di domenica se ci si ammala è la fine. Non so perchè, ma è evidente che c'è carenza di personale.

La colpa non è di chi era in servizio, ma forse è della Asl che dovrebbe mettere qualche medico in più. Sono convinta che debbano avere la precedenza i casi più gravi, ma non si può far aspettare tanto gente che comunque sta male. Forse è il caso di creare due "corsie", una per i casi non gravissimi ma che meritano assistenza. E comunque i miei figli tanto bene non stanno: oggi a tutti fa male il collo, certamente per la botta presa, ma anche per come sono stati costretti a dormire».

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