Nuove indagini sull’usura a due fratelli 

Il gip non archivia il caso degli imprenditori ai quali sono stati applicati interessi di mora troppo alti

TERAMO. Indagini su un caso di usura in cui sono stati coinvolti due imprenditori teramani ad Ascoli. Il gip del tribunale ascolano, Annalisa Giusti, ha accolto l’opposizione degli avvocati difensori dei due, Berardo Di Ferdinando e Giuseppe Gliatta. La procura infatti voleva archiviare il caso, ma i difesori hanno fatto opposizione, e nell’udienza hanno suggerito nuovi temi d’indagine, producendo anche la sentenza del giudice civile in cui si osserva che il tasso degli interessi di mora è oltre soglia.
Per questo il gip, visto che gli interessi di mora, cioè per il ritardato pagamento, sono rilevanti ai fini della normativa anti usura, ha ordinato nuove indagini. Attualmente è indagato il presidente della finanziaria, il gip nel provvedimento vuole sapere chi ha fatto i contratti e chi ha quantificato i tassi fissati nel contratto. Quindi ha rimesso gli atti al pm e ha concesso altri sei mesi a partire dal 2 ottobre.
Il caso riguarda due fratelli che hanno già vinto la causa in sede civile contro una banca che voleva applicare interessi usurari nel finanziamento acceso per l’acquisto di un’auto. I protagonisti della battaglia legale sono C.D.P. e T.D.P. che nel 2002 ottennero un finanziamento a Banca Finconsumo (poi chiamata Santander che cedette il credito alla banca Ifis). I due hanno smesso di pagare le rate e l’Ifis nel 2013 ha notificato un decreto ingiuntivo di 10.164 euro somma, che con interessi e spese legali, superava i 15mila euro. Decreto ingiuntivo a cui i due si sono opposti, assistiti da Di Ferdinando. Nell'opposizione Di Ferdinando ha contestato la natura usuraria della pattuizione degli interessi moratori, convenuti nel 30% annuo a fronte di una soglia del 15% circa (quindi ben 15 punti percentuali oltre la soglia di usura) e la mancanza dell'indicazione del valore del Taeg nel contratto. Il giudice nel luglio scorso, accogliendo l'opposizione soprattutto in ordine alla mancanza del Taeg, ha fatto ricalcolare gli interessi contrattuali sostituendoli con quelli minimi dei Bot. Il risultato è stata la revoca del decreto ingiuntivo con condanna dei due fratelli al pagamento di soli 5.969 euro con spese di Ctu, cioè della consulenza, a carico della banca e spese legali compensate. Prima della sentenza Di Ferdinando aveva presentato alla Procura di Teramo denuncia penale, poi trasferita per competenza a quella di Ascoli, nella quale aveva contestato il reato di usura per la pattuizione degli interessi moratori. Il 25 maggio la Procura ha depositato richiesta di archiviazione del procedimento penale ed i due fratelli hanno proposto opposizione. (a.f.)