Omicidio di Alba, l’albanese trasferito dall’ospedale in carcere

L’uomo accusato di aver sparato in faccia al connazionale oggi sarà interrogato dal giudice Le indagini non si fermano dopo che altri cinque uomini sono stati iscritti nel registro degli indagati

ALBA ADRIATICA. Dall’ospedale Mazzini ad una cella di Castrogno. Hysemi Perparim, 23 anni, l’uomo accusato di aver ucciso con un colpo di pistola Leven Ferra, connazionale di 30 anni, è stato trasferito in carcere. E’ indagato per omicidio aggravato premeditato e con questa pesante accusa oggi pomeriggio sarà interrogato dal giudice: potrà difendersi, dare la sua versione dei fatti o avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma l’inchiesta sulla sparatoria di viale della Vittoria non è chiusa. Le indagini, serrate e minuziose, hanno disegnato la geografia di due bande in guerra e hanno inserito nel fascicolo altri sei indagati: tutti sono accusati di rissa aggravata, uno di tentato omicidio. Quest’ultimo è colui che ha accoltellato Perparim. Non è escluso che nei prossimi giorni potrebbero esserci anche altre novità.

Secondo gli investigatori l’agguato mortale davanti al bar di viale della Vittoria è arrivato due giorni dopo un precedente chiarimento tra i due che, insieme a vari connazionali, si erano già affrontati per discutere di questioni economiche, molto probabilmente legate a vecchi debiti connessi ad un presunto traffico di droga e prostitute tra le province di Teramo ed Ascoli.

Secondo l’accusa quel sabato pomeriggio di due settimane fa davanti al bar si sono ritrovati in almeno dieci: due bande armate pronte ad affrontarsi a colpi di coltello per imporre la supremazia in un territorio. Ma in quell’occasione Perparim si è presentato armato di pistola, una scacciacani modificata calibro 7.65 con cui ha sparato tre colpi: uno vicino alla bocca di Leven Ferra che gli stava seduto di fronte uccidendolo, gli altri contro dei connazionali, forse due che erano con la vittima e che sono riusciti a schivare gli spari. Tra questi, molto probabilmente, lo stesso che lo ha accoltellato per difendere la vittima. Ferito e armato il 23enne è scappato e durante la fuga si è disfatto dell’arma buttandola in un cantiere edile e a pochi metri dal bar in cui è avvenuto l’agguato. E’ stato ricoverato in rianimazione e, appena le sue condizioni lo hanno permesso, portato in carcere.

Il giovane, difeso dagli avvocati Tiziano Rossoli e Alessandro Angelozzi, qualche anno fa venne indagato per violenza sessuale, reato da cui venne assolto al termine del processo. Nel passato della vittima, invece, una condanna a tre anni per spaccio di droga. Ad illuminare la scena del delitto sono stati soprattutto i tabulati dei telefoni cellulari della vittima e del ferito che hanno evidenziato le numerose telefonate intercorse tra i due nelle ultime settimane. Intanto tra qualche giorno dovrebbero rientrare i risultati degli esami fatti dal Ris sulla pistola e quelli dell’esame dello stub, il vecchio guanto di paraffina, eseguito sul ferito per avere la certezza che a sparare sia stato lui.

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