Omicidio Rea, il 10 febbraio Parolisi va in Cassazione

Fissata l’udienza per il delitto Rea. I legali dell’ex militare: è un processo senza alcuna prova

TERAMO. E’ stata fissata al 10 febbraio prossimo l’udienza in Cassazione a carico di Salvatore Parolisi, l’ex caporalmaggiore dell’esercito di stanza al 235esimo reggimento Piceno condannato in appello a 30 anni per l’omicidio della moglie Melania Rea.

In primo grado, nel processo con rito abbreviato condizionato, Parolisi venne condannato all’ergastolo dal gup di Teramo, Marina Tommolini. Salvatore Parolisi è stato considerato il solo colpevole del delitto di Melania Rea (uccisa con oltre 30 coltellate) avvenuto nel boschetto della Casermette a Ripe di Civitella del Tronto il 18 aprile del 2011, ma il cui corpo venne ritrovato due giorni dopo grazie ad una telefonata anonima fatta alla polizia che annunciava il ritrovamento di un corpo seminudo vilipeso.

«L’accusa di vilipendio sul corpo di Melania Rea è un altro buco nero di questo processo», sostiene l’avvocato Nicodemo Gentile che insieme al collega Valter Biscotti difende Salvatore Parolisi. «Primo grado ed appello non fissano con esattezza il giorno in cui ciò sarebbe avvenuto. E’ un processo senza prova». In uno stralcio della lettera scritta dal carcere di Castrogno a Teramo, dove è detenuto, Parolisi respinge anche l’accusa di vilipendio oltre al delitto. «Mi accusano di tutto, anche di essere tornato a Ripe sul posto dove è stata ritrovata mia moglie, però non dicono né quando né come e sono certo mai potranno farlo perché in quel posto io non ci sono mai stato, come possono testimoniare tutti gli amici, i parenti, i familiari e inquirenti». Oltre a Gentile e Biscotti, il ricorso alla suprema corte vedrà il debutto in questo processo di Titta Madia, noto cassazionista romano.

Gli avvocati hanno sempre contestato la mancanza di prove a sostegno della colpevolezza di Parolisi parlando in particolare di «caos motivazionale», cioè di interpretazioni del giudice di primo grado smontate in Appello dove la Corte disegna una propria ricostruzionedei fatti. Per i legali, tra l’altro sono stati violati anche alcuni diritti di Parolisi, fra i quali il processo pubblico che l’ex caporalmaggiore, di suo pugno, aveva chiesto scrivendo proprio alla corte d’appello dell’Aquila.

Alex De Palo

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