Padre Carmine chiede l'estrema unzione

Mosciano, il frate sfrattato dal convento decide di lasciarsi morire per il dispiacere

MOSCIANO. Un uomo disperato. Così appare dal letto d'ospedale padre Carmine Serpetti che ieri mattina ha chiesto a don Ennio Di Giovanni, arciprete di Mosciano Sant'Angelo, l'unzione dei malati. Un gesto simbolico molto forte per il frate.

Che da sabato è ricoverato a Giulianova. Le pressioni di questi giorni e l'ultimo litigio avuto con il sindaco di Mosciano Orazio Di Marcello e con il padre provinciale Carlo Serri, hanno minato ancor di più il già precario stato di salute del francescano che sembra quasi voler smettere di lottare ed arrendersi agli eventi ed alla vita stessa.

Il parroco di Mosciano che ieri mattina gli ha amministrato il sacramento dell'unzione degli infermi ha parlato di un padre Carmine particolarmente scosso dalle vicende che lo hanno colpito, ma che comunque non ha scordato il suo ministero. «Perdono tutti quanti e prego per loro», sono state le parole del religioso che dal letto d'ospedale ha ribadito tutto il suo affetto per i suoi ormai ex parrocchiani e per la città di Mosciano. «Il mio cuore sarà sempre lì, anche se alla fine andrò via.

Avevo solo chiesto del tempo per organizzarmi, ma a quanto pare ci sono persone non disposte a concedermene. Prego anche per loro, sperando che compiano delle scelte corrette», ha detto padre Carmine. Emergono intanto nuovi particolari su quanto accaduto sabato mattina quando il sindaco di Mosciano ed il padre provinciale si sono recati al convento. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, il sindaco avrebbe minacciato di cambiare le serrature della struttura per impedire che i frati vi potessero entrare, mentre padre Carlo Serri avrebbe rivendicato con veemenza la proprietà dei libri custoditi presso la biblioteca e che padre Carmine ha acquistato nel corso degli anni a sue spese.

All'incontro, inoltre, erano presenti anche altri esponenti dell'ordine francescano che avrebbero intimato a frà Pasquale, l'altro religioso che risiede nel convento, di lasciare la struttura religiosa e di seguirli presso l'infermeria dell'ordine a Lanciano. «Ma lì non voglio andare», ha detto scosso frà Pasquale. Una vicenda che indigna sempre più i fedeli. «Con quale diritto il sindaco ed il padre provinciale rivendicano la proprietà della biblioteca? Di Marcello vuole forse far fare alla biblioteca conventuale la stessa fine che ha fatto quella comunale chiusa ormai da anni», tuonano polemicamente i cittadini che sono rimasti indignati da quanto accaduto.