Papa Francesco ai terremotati: «Ricostruire e ricominciare senza perdere il coraggio di sognare»

Stamattina a Roma nell'aula Pio VI l'udienza riservata alle popolazioni del Centro Italia. Il Santo Padre non ha nascosto il grande dolore per la sofferenza patita, e ha usato parole forti per sottolineare l'importanza della speranza. Poi l'elogio ai parroci che non hanno abbandonato la terra ferita, e i baci ai bambini

CITTA' DEL VATICANO. «Sono qui con mia moglie e i miei due figli, siamo vivi, la casa dei nostri sogni è ormai demolita, la nostra vita è salva, ma abbiamo perso tanti amici». Così Raffaele Testa ha cominciato il suo racconto a Papa Francesco, che stamattina nell'aula Paolo VI ha ricevuto alcune migliaia di terremotati dalle scosse che il 24 agosto e il 26 e 30 ottobre hanno colpito il Centro Italia. «Il dolore è grande - ha detto
papa Francesco ai terremotati, - e bisogna ricostruire col dolore, col dolore (ripetuto, ndr), le ferite del cuore ci sono, qui - ha ricordato - alcune settimane fa ho trovato la piccola Giulia con i suoi genitori che aveva perso la sorellina, poi ho incontrato quella coppia che ha perso i gemellini, e adesso incontro voi che avete perso gente della vostra famiglia e i cuori sono feriti, ma c'è la parola che abbiamo sentito oggi di Raffaelle, costruire i cuori, che non è "ma domani sarà meglio", non è ottimismo, no, non c'è posto per l'ottimismo qui, sì per la speranza».

 

«Serve la speranza - ha detto il Papa in un passaggio successivo - e questo si fa con le mani, un'altra parola che mi ha toccato, Raffaele ha parlato delle mani, braccio, mani, sua moglie sotto le macerie, poi quando prede i bambini per tirarli fuori dalla casa, le mani, quelle mani che aiutano i familiari a liberarsi dai calcinacci, quella mano che lascia il suo figlio in braccio nelle mani di non so chi per andare a aiutare un altro, poi c'è la mano di qualcuno che mi ha guidato, ha detto, le mani e anche costruire e per ricostruire ci vogliono il cuore e le mani, le nostre mani le mani di tutti, quelle mani che con le quali noi diciamo che Dio come un artigiano ha fatto il mondo, le mani che guariscono, a me piace - ha ricordato il Papa, mentre molte persone in aula avevano il viso rigato di lacrime - agli infermieri, ai medici, benedire le mani, perché servono per guarire, le mani di tanta gente che ha aiutato a uscire da questo incubo da questo dolore le mani dei vigili del fuoco tanto bravi, tanto bravi, le mani di tutti quelli che hanno detto "io dò del mio, dò il meglio", sono le mani di Dio». «"Noi rimasti lì per non ferire la nostra terra abbandonandola" ha detto il parroco, bello, - ha commentato ancora papa Bergoglio - non ferire di più quello che è ferito e non ferire con parole vuote, tante volte o con notizie che non hanno il rispetto, che non hanno la tenerezza davanti al dolore, non ferire. Ognuno ha sofferto qualcosa, alcuni hanno perso tanto, non solo la casa, anche i figli o i genitori o il coniuge, ma non ferire, il silenzio, le carezze, la tenerezza del cuore ci aiuta a non ferire, e anche si fanno miracoli nei momenti dei dolori, no, ci sono state riconciliazioni ha detto il parroco, si lasciano da parte antiche storie ci ri-troviamo insieme in un'altra situazione, ri-trovarsi col bacio, con l'abbraccio, con l'aiuto mutuo, anche col pianto, piangere solo fa bene, è una espressione davanti a noi stessi e a Dio, ma piangere insieme è meglio, ci ritroviamo piangendo insieme». «Ricostruire, ricominciare, ricominciare da capo, ma anche ricominciare senza perdere la capacità di sognare, sognare, avere il coraggio di sognare una volta di più».

Alla fine dell'incontro Papa Francesco è sceso tra i presenti e ha cercato di baciare tutti i bambini che hanno partecipato in silenzio all'udienza riservata alle popolazioni colpite dal terremoto. E il miracolo delle mani, delle labbra, degli abbracci e del sorriso si è ripetuto ancora. «Ricostruire, ricominciare, ricominciare da capo, ma anche ricominciare senza perdere la capacità di sognare, sognare, avere il coraggio di sognare una volta di più». «Ricostruire col dolore» e con «il pianto, piangere da solo fa bene, ma piangere insieme agli altri è meglio».