«Perché l’ustionato in sala operatoria?»

Il tribunale del malato chiede un’inchiesta sull’incidente shock e scopre che l’unità che deve controllare non si è mai riunita

TERAMO. Ustionarsi per una semplice appendicectomia. Il tribunale del malato interviene sul caso del paziente dell’ospedale di Sant’Omero che ha citato in giudizio la Asl. Il presidente Stefania Migliaccio ha scritto al direttore generale Giustino Varrassi, a quello sanitario della Asl Camillo Antelli e il direttore dell’unità operativa di rischio clinico Ercole D’Annunzio. In sostanza il Tdm appreso dalla stampa «il grave episodio» invita «i responsabili della Asl a fornire urgentemente spiegazioni sulle cause e la dinamica di quanto successo, al fine di rassicurare i cittadini circa la sicurezza dei presidi ospedalieri».

Un uomo di 58 di Sant’Egidio il 1° ottobre va all’ospedale “Val Vibrata” con lancinanti dolori all’addome. Qui viene ricoverato e al peggiorare delle sue condizioni, alle 21, viene sottoposto a Tac e quindi operato d’urgenza per un’appendicectomia. L’avvocato del paziente, Eugenio Galassi, scrive che, terminata l’operazione, «i medici informavano i familiari del mio assistito che, durante l’intervento, si erano inspiegabilmente incendiati i teli sterili posti a deliminazione del campo operatorio e per questo il paziente aveva riportato alcune leggeri ustioni di primo grado».

Ma le reali condizioni dell’uomo vengono scoperte solo il giorno successivo «quando», scrive l’avvocato, «i medici rivelavano l’effettiva gravità del caso trattandosi di ustioni di secondo e terzo grado, localizzate in tutto il corpo, con esclusione delle sole braccia. Da allora il mio assistito è ancora ricoverato in ospedale sottoposto a costanti cure del grave caso». Il legale, nella sua richiesta di risarcimento alla Asl, chiede di sapere soprattutto che cosa sia realmente successo nella sala operatoria dell’ospedale di Sant’Omero.

Alla richiesta si associa dunque il Tdm di Teramo. «L'accaduto appare di eccezionale gravità e pone seri interrogativi sulla sicurezza dei pazienti ricoverati negli ospedali della nostra Asl nonché degli operatori sanitari», scrive Stefania Migliaccio.

Peraltro il tribunale del malato sottolinea che nel 2007, con apposita delibera, la Asl ha adottato «misure organizzative per la gestione del rischio clinico (il cosiddetto Risk management) e con successiva delibera 1175 del 24 settembre del 2009 definiva l'effettiva composizione dell'Unità operativa e del Comitato interdisciplinare aziendale. Comitato del quale fanno parte anche rappresentanti del Tribunale per i diritti del malato. Non risulta che l'operatività del comitato interdisciplinare sia mai stata attivata come, d'altra parte, non si hanno informazioni circa l'operatività dell'unità operativa di Risk management».

Strutture che sarebbero molto utili proprio per prendere in esame casi del genere e per prevenire - qualora venissero accertate delle effettive responsabilità del personale sanitario - il loro ripetersi. Per questo motivo la presidente Stefania Migliaccio chiede ai vertici della Asl «di fornire esaurienti informazioni circa la funzionalità e l'efficacia dell'unità operativa complessa del Risk management». (a.f.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA