Perde un occhio a scuola da 17 anni chiede giustizia

Era un ragazzino quando su un campo di calcio venne colpito da una pallonata Teramano ricorre in Cassazione per chiedere i danni al ministero dell’Istruzione

TERAMO. Nel 1996 era un ragazzino di 13 anni che inseguiva un pallone e un futuro su un campo di calcio. Oggi è un uomo di 30 anni che rincorre la giustizia nelle aule di tribunale per impedire che il moto perpetuo del tempo finisca con il seppellire anche la memoria. Che è quella di un adolescente cresciuto con un solo occhio perchè quello destro lo ha perso 23 anni fa su quel campo di calcio annesso alla scuola media che frequentava in una località della costa teramana. La vista se n’è andata per sempre dopo una violenta pallonata lanciata da un altro ragazzino durante una movimentata partita giocata nell’ora di educazione fisica. Prima i genitori (perchè lui era minorenne) e poi lui hanno citato il ministero dell’Istruzione perchè, sostengono, che con un pallone di gomma e non di cuoio i danni sarebbero stati più lievi e, soprattutto, accusano l’assenza dell’insegnante che, durante la partita, non era in campo a sorvegliare gli studenti. Dopo aver perso la battaglia in primo e in secondo grado (entrambi i processi si sono svolti all’Aquila), ora la storia approda in Cassazione. «Perchè», scrive l’avvocato Giampietro Dell’Elce, «la decisione d’Appello è ritenuta oltre che ingiusta ed errata, anche sorretta da una motivazione incongrua, carente e contraddittoria». Secondo i giudici d’Appello non ci sono responsabilità (parliamo di quelle previste dall’ex articolo 2050 del codice civile) perchè «una partita di calcio non costituisce un’attività pericolosa». Ma il legale, sentenze di Cassazione alla mano, mira a dimostrare il contrario per far riaprire il procedimento. «La responsabilità aggravata ex articolo 2050», si legge nel ricorso, «si applica anche alle attività pericolose atipiche, nonchè alle attività dannose non in sè e per sè, ma per la natura dei mezzi adoperati, nonchè per la natura degli utenti (minorenni ed inesperti) e che, quindi, tale pericolosità va valutata caso per caso dal giudice. Nel caso che ci occupa è dimostrato l’utilizzo di un pallone assolutamente inidoneo al gioco in quanto caratterizzato dalla presenza di sfilamenti pendenti che aumentavano di parecchio la sua potenzialità lesiva poichè è noto a tutti che gli sfilacciamenti di un materiale come il cuoio trasformano un pallone in un oggetto particolarmente pericoloso creando sulla sua superficie tante piccole sporgenze di sicura pericolosità». E poi c’è la questione dell’insegnante. «Aggiungasi», si legge a questo proposito nel ricorso, «che appare quanto meno discutibile e poco opportuno l’avere l’insegnante abbandonato la scolaresca dopo». Assenza che, per i giudici d’Appello «risulta irrilevante nella determinazione dell’evento». La parola ora spetta i giudici della Suprema Corte.

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