Provincia, 10 anni di atti sospetti

2 Agosto 2010

Gli ispettori di Tremonti inviano un dossier a Procura e Corte dei conti

TERAMO. Provincia, dieci anni di atti sott'accusa. Gli ispettori di Tremonti inviano un dossier di 400 pagine alla Procura e alla Corte dei Conti. Soldi pubblici sprecati, aumenti di stipendio e incentivi per se stessi e, soprattutto, consulenze e «affidamenti all'esterno di incarichi di progettazione» per milioni di euro, dal 1999 al 2010, sono al centro del rapporto che, di fatto, indica i responsabili in 14 dirigenti ed ex dirigenti dell'ente, all'epoca dei fatti amministrato dal centrosinistra.

IL DOCUMENTO. Una cricca che, in dieci anni, avrebbe gestito gli affari più delicati della Provincia teramana, esercitando il proprio dominio persino sulla politica, cioè sugli amministratori, ex presidente ed ex assessori. Sono gli anni di Ernino D'Agostino e, ancor prima, di Claudio Ruffini, non citati nel dossier che però specifica, ad uno ad uno, gli atti dirigenziali sospetti. Parliamo di dirigenti storici alcuni dei quali, con incarichi delicatissimi, sono andati in pensione.

Il dossier di Tremonti porta il numero di protocollo 62.338, ed è datato Roma 22 luglio 2010. Un politico di centrodestra lo fa recapitare alla redazione del Centro. Sulla prima pagina spicca la frase: «Verifica amministrativo-contabile alla Provincia di Teramo». E subito dopo: «Gli accertamenti svolti hanno posto in evidenza irregolarità e carenze... si affida all'iniziativa di codesto ente l'adozione di provvedimenti idonei alle eliminazioni delle criticità rilevate... le risposte dovranno essere trasmesse anche alla procura regionale della Corte dei conti».

Tutto parte da gennaio scorso quando, sulla base di un esposto, il ministero dell'Economia e della Finanze manda nel palazzo della Provincia in via Milli l'ispettore Cesare Carassai, che fa capo al dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

L'ISPEZIONE. Carassai studia carte per due mesi e mezzo e, il 12 marzo, torna a Roma per tirare le somme. Il 27 luglio scorso, sul tavolo del presidente Valter Catarra, arriva un faldone esplosivo di 400 pagine e di un cd. E' il dossier che l'ispettore spedisce alla procura regionale della Corte dei conti, al collegio dei revisori dei conti della Provincia e alla presidenza del Consiglio dei ministri.

L'elenco delle irregolarità - su cui indagheranno le procure - è lunghissimo. Partiamo dal punto 4. «Indebita attribuzione degli incentivi per la progettazione a personale non facente parte dei ruoli tecnici», a dipententi della Provincia non abilitati a mansioni di progettazione. Nel punto 5, si denunciano i premi-facili a un ristretto gruppo di impiegati.

Al punto 7, l'ispettore contesta «Anomale modalità di gestione dei fondi Cipe del 2003», riferiti a premi per la produttività e pari a 300mila euro. E al punto 8, viene contestata l'erogazione di compensi per migliaia di euro per «ordinaria attività di servizio non ricollegabile al raggiungimento di risultati aggiuntivi apprezzabili rispetto alla normale prestazione lavorativa».

LE ACCUSE PIU' GRAVI. Dai dipendenti si sale di grado e si arriva ai dirigenti che, secondo l'ispezione, si sarebbero autoassegnati aumenti illegittimi. Tant'è che sul dossier si legge al punto 9: «Gravi illegittimità in sede di determinazione del trattamento retributivo accessorio della dirigenza».

Compensi ricchi come quelli del 2003 - si legge sul dossier - con importi di 73mila e 77 mila euro. Oppure gli emolumenti d'oro «per la partecipazione, in veste di presidente o componente, a commissioni di concorso o di gara». Un capitolo a sè è poi quello riferito all'incarico di direttore generale della Provincia che doveva decadere insieme al mandato del presidente uscente della giunta. Ma a Teramo, secondo l'ispezione, il direttore generale dell'epoca avrebbe beneficiato di proroghe illegittime dell'incarico. E della corresponsione di compensi aggiuntivi ad interim non dovuti di oltre 70 mila euro.

Arriviamo così al punto più scottante, il numero 14 del dossier: «Violazione delle norme del codice dei contratti pubblici», cioè affidamenti di appalti e, soprattutto, di incarichi di progettazione a professionisti esterni.

INCARICHI D'ORO. E' un pozzo di San Patrizio scoperchiato dall'ispettore di Tremonti che accusa l'ente di non aver indicato le ragioni di questi affidamenti esterni, ragioni come l'urgenza opppure la carenza di organico interno.

Quindi sarebbero stati incarichi ricchi e immotivati. E tra le decine affidati a professionisti esterni, colpisce la progettazione del secondo lotto della Teramo-mare, assegnato a quell'ingegnere Carlo Strassil, arrestato nell'inchiesta di Pescara sulla superstrada Mare-monti di Penne, che ha fatto rifinire nei guai l'ex sindaco Luciano D'Alfonso e ha tirato in ballo il costruttore Carlo Toto. A Strassil spettava un onorario di oltre 2milioni di euro per la progettazione di un tratto della Teramo-mare.Soldi che ora la Provincia, gestita dal centrodestra, non ha in cassa. E così è costretta a vendere l'ex caserma dei Vigili del fuoco per pagare una parcella d'oro.

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