Recinto speciale contro i lupi, pecore salve Funziona il progetto di Oasi dei calanchi e Centro studi sulla fauna, i predatori attaccano i cinghiali

ATRI . Si è concluso con successo ad Atri il progetto pilota per la difesa degli allevamenti di bestiame dagli attacchi dei lupi. L’iniziativa è stata incentrata sull’installazione di speciali...

ATRI . Si è concluso con successo ad Atri il progetto pilota per la difesa degli allevamenti di bestiame dagli attacchi dei lupi. L’iniziativa è stata incentrata sull’installazione di speciali recinzioni che hanno tenuto lontani i predatori. Si tratta di un sistema che blocca le incursioni dei lupi costringendoli a cercare prede tra i cinghiali allo scopo di contenere l’espansione di questi ultimi sul territorio.
Il monitoraggio sull’efficacia del piano, messo in campo tre anni fa in un’azienda zootecnica locale, ha visto una stretta collaborazione tra l’Oasi dei calanchi e il “Centro studi per l’ecologia e la biodiversità degli Appennini”. «Il progetto ha dato origine a un protocollo di intervento denominato Pan che consiste in un assemblaggio di varie tecniche, attive e passive, a difesa della zootecnia dalle predazioni dei selvatici», affermano i promotori dell’iniziativa, «i risultati sono stati diversi e tutti importanti: in primo luogo l’azzeramento degli attacchi , c’è stata l'informazione e la formazione dell’allevatore, la messa a punto di un protocollo che è stato applicato anche in altri contesti con uguale successo».
I rappresentanti di oasi naturalistica e centro studi evidenziano che «l’espansione sul territorio delle specie selvatiche – indotta dall’uomo per gli ungulati e naturale per il lupo – pone il problema della "riabituazione" dell’uomo alla convivenza con le specie selvatiche. La possibilità di allontanare i lupi dagli allevamenti riconduce l’animale al suo ruolo naturale di controllore dei selvatici come il cinghiale, il capriolo, il cervo». Il direttore dell’oasi dei Calanchi Adriano De Ascentiis sottolinea i risultati della sperimentazione. «Sono tanti tre anni senza predazioni grazie a un attento lavoro di monitoraggio, di informazione e di controllo all’azienda pilota che ha tutelato le proprie pecore con una recinzione», tiene a evidenziare, «ringrazio i ricercatori per il loro lavoro che ci permette di comprendere che questi esempi di gestione potrebbero essere esportati, se sostenuti dagli enti, in altre aree del territorio». (d.f.)