Operazione Cidadania, gli inquirenti

TERAMO

Residenze fittizie per avere la cittadinanza, 22 indagati / VIDEO

Dieci ordinanze di divieto dimora a titolari di agenzie di intermediazione. Dodici misure interdittive per vigili e ufficiali di stato civile nei Comuni di Roseto, Pineto, Notaresco e Castellalto

TERAMO. Dieci ordinanze cautelari di divieto di dimora in provincia di Teramo sono state eseguite dalla squadra mobile nei confronti dei titolari di agenzie di intermediazione e 12 richieste di misure interdittive per vigili e ufficiali di stato civile, sulle quali adesso dovrà esprimersi il gip dopo l'interrogatorio: è il bilancio dell'operazione Cidadania (che in portoghese vuol dire cittadinanza, ndr) relativa a un giro di residenze fittizie finalizzate a far ottenere la cittadinanza italiana a brasiliani.

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Ventidue indagati per le cittadinanze fittizie
Controlli della polizia nelle abitazioni e negli uffici di quattro Comuni del Teramano

I 22 indagati sono accusati di concorso in abuso d'ufficio. Ad illustrare i dettagli dell'operazione, coordinata dal pm Stefano Giovagnoni, il procuratore Antonio Guerriero che ha sottolineato come l'inchiesta abbia riguardato i Comuni di Pineto, Roseto, Notaresco e Castellalto, ma come le indagini siano ancora in corso per verificare ulteriori eventuali ramificazioni. A far scattare l'indagine, circa due anni fa, l'altissimo numero di richieste di passaporto italiano presentate in questura da cittadini brasiliani che avevano ottenuto la cittadinanza nei quattro Comuni. Indagini che fin dalle prime battute avevano permesso di accertare come in almeno 72 pratiche di rilascio di cittadinanza, richieste tra il 2015 e il 2016, nel Comune di Notaresco, e promosse da diverse agenzie di intermediazione, l'ufficiale di stato civile, al fine di accelerare la procedura di riconoscimento, aveva attestato falsamente che la richiesta di cittadinanza era stata presentata quando i brasiliani interessati erano già in Italia, mentre in realtà così non era. Inoltre, in numerose pratiche esaminate, secondo gli inquirenti, lo stesso responsabile del Comune aveva attestato falsamente, nell'atto di concessione della cittadinanza, che si erano verificate tutte le condizioni necessarie, mentre in realtà non era ancora stata fatta la verifica della residenza abituale dello straniero sul territorio comunale. Un'indagine che ben presto si è allargata anche ad altre realtà e che ha permesso di accertare come gli stessi controlli effettuati dai vigili urbani, in molti casi, si erano limitati a un solo sopralluogo nell'abitazione.