Rolli, mille in corteo per salvare i salari

Roseto, in tanti hanno voluto protestare contro il passaggio dei contratti dall’industria all’agricoltura. Fischi al sindaco

ROSETO. Un lungo serpentone umano, composto e imponente, ha attraversato ieri mattina Roseto per rivendicare il diritto al lavoro. A scendere in piazza sono stati i dipendenti delle Industrie Rolli alimentari, sul cui capo pende la spada di Damocle del declassamento ad azienda agricola. Un passaggio previsto dalla normativa vigente, ma la cui regolarità è attualmente al vaglio degli esperti sindacali.

Il problema reale, quello più immediato, riguarda i lavoratori stagionali, circa 600 in tutto, utilizzati a rotazione per sei mesi e costretti già a ricorrere al contributo sulla disoccupazione per racimolare uno stipendio minimo per il resto dell’anno. Con il cambio della natura societaria, gli stagionali della Rolli si ritroveranno quindi gli stipendi dimezzati, oltre a vedersi cancellati diritti economici e normativi acquisiti in 50 anni. Insomma, un salto indietro di mezzo secolo, che ha costretto gli stagionali della Rolli a far sentire la propria voce. Non c’erano al loro fianco i colleghi fissi dell’azienda, circa 200 tra impiegati e operai, ma in compenso molti rosetani si sono uniti al corteo durante il passaggio lungo la Statale 16. Più di mille persone.

«Mi sarei aspettato maggiore solidarietà da parte dei commercianti», fa notare un pensionato, «ricordo che durante le lotte della Monti confezioni, all’inizio degli anni ’70, quando passava il corteo dei lavoratori tutti negozi abbassavano le saracinesche in segno di solidarietà». Sì, perché un’eventuale riduzione dello stipendio per i dipendenti Rolli produrrebbe effetti negativi sull’intera economia locale. Durante il tragitto alcuni dei precari hanno voluto far conoscere il proprio dramma raccontando la storia personale. «Sono malata di cancro», ha detto una donna al microfono sul trattore alla testa del corteo «ma nonostante ciò sono sempre andata a lavorare quando venivo chiamata perché ho bisogno dello stipendio, anche per curarmi». «Io ho un figlio disabile», le ha fatto eco in lacrime una collega «e per me un taglio dello stipendio significherebbe non potergli più garantire una vita dignitosa». Man mano che il corteo si muoveva verso il palazzo di città, molti cittadini si sono uniti ai manifestanti per dare la propria solidarietà.

«Capisco benissimo cosa stanno provando queste persone» dice una signora «l’ho provato sulla mia pelle tante volte: prima con le lotte della Monti confezioni, dove ho iniziato a lavorare a 14 anni, poi con le altre aziende nate dalle sue ceneri, alternando periodi di mobilità a lavori saltuari per arrivare alla pensione». «Sono 30 anni che faccio lo stagionale da Rolli e sono monoreddito», è la storia di un altro precario, «in questo lungo periodo ho visto calpestati i miei diritti tante volte ma ho sempre abbozzato: il mio obiettivo è sempre stato quello di garantire il minimo indispensabile alla mia famiglia. Ora però la misura è colma perché il nuovo contratto ci porterà alla fame». Il corteo è quindi giunto sotto il palazzo comunale e i manifestanti hanno cominciato a invocare a gran voce l’intervento dei politici. Poco dopo è sceso il sindaco Enio Pavone con la fascia tricolore, il quale sotto scorta è andato fino al trattore-palco per prendere la parola. «Non ci sentiamo colpevoli per una situazione di cui siamo venuti a conoscenza solo dopo le elezioni», ha esordito Pavone provocando una bordata di fischi «ad ogni modo lavoreremo per cercare una soluzione non traumatica, ma sappiate che il sindaco non ha alcun potere contrattuale nei confronti dell’azienda».

Federico Centola

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