Sant'Egidio, debiti per 25 milioni: la Gieffe chiude

Crisi in Val Vibrata, addio all'azienda di moda. Concordato il preventivo per la cessione dei beni, nominati tre curatori

SANT’EGIDIO. Anche la Gieffe moda è precipitata nel baratro della crisi. Il giudice delegato Flavio Conciatori l’altroieri con un decreto ha aperto la procedura di concordato preventivo con cessione totale dei beni dell’azienda di Sant’Egidio. Si tratta dunque di un concordato liquidatorio, che mette fine all’esistenza della Gieffe, perlomeno nell’attuale assetto.

L’impresa di Sant’Egidio, che opera nel campo dell’abbigliamento per bambini, fa parte del gruppo Montefiore. La Gieffe è infatti proprietaria di un’altra azienda, la Pixel, il cui futuro a questo punto è incerto. Conciatori ha nominato i tre curatori - Walter Strozzieri, Luca D’Eugenio e Dante D’Elpidio - che si occuperanno della gestione del concordato.

I beni della Gieffe moda, di proprietà di Tommaso Forlini, ammontano a circa 12 milioni e mezzo, e consentiranno di pagare tutti i creditori privilegiati e parte dei chirografari. Il monte debitorio dell’impresa è di circa 25 milioni. E con i beni probabilmente si riusciranno a soddisfare i privilegiati - in primis i lavoratori - con circa 9 milioni e mezzo e i chirografari per un paio di milioni. Ovviamente tutto questo sarà sottoposto al vaglio dei creditori, che dovranno votare la proposta, in un’assemblea che si terrà il 24 settembre.

L’allarme sulla situazione della Gieffe era stato lanciato da tempo da lavoratori e sindacati. Già la scorsa estate si tenne uno sciopero di 5 giorni per una serie di stipendi non pagati. Ma le proteste si sono intensificate dalla fine del 2012, quando Filctem Cgil e Uilta Uil, dopo l'ennesimo rinvio di un incontro in Provincia da parte dell'azienda, l’11 dicembre chiesero al prefetto Valter Crudo la convocazione di un incontro. I dipendenti infatti da tempo non ricevevano le mensilità, così come i lavoratori andati in mobilità a novembre. L'azienda infatti si era dimenticata di comunicare alla Provincia i loro nomi, con il risultato che alcuni di loro non hanno ricevuto l'indennità per parecchio tempo. Un errore, sempre da parte dell’azienda, nella compilazione di alcuni moduli da presentare all’Inps ha comportato che la sessantina di dipendenti per sei mesi rimanesse senza indennità e senza stipendio.

I dipendenti hanno utilizzato contemporaneamente, infatti, sia il contratto di solidarietà che la cassa integrazione.

Alla fine l’agognato incontro dal prefetto il 6 marzo si è tenuto così come il 21 marzo la riunione in Provincia in cui gli operai, nel frattempo ridottisi a 51, hanno ottenuto la cassa integrazione straordinaria per un anno.

Ma più o meno nello stesso periodo la Gieffe ha prenotato un’istanza di concordato preventivo in tribunale. E il decreto si è avuto l’altroieri. Il gruppo Montefiore - che conta appunto oltre all’azienda in concordato preventivo anche la Pixel, che ha 12 dipendenti - ormai svolge l’attività produttiva prevalentemente in Cina: a Sant’Egidio alla Vibrata sono rimaste solo le attività legate alla commercializzazione del prodotto.

E dire che appena qualche mese fa il gruppo Montefiore dal quotidiano economico Sole 24 ore veniva indicato come uno dei pochi nell’ormai ex “Valle dell’Eden” in grado di frenare l’avanzata delle aziende cinesi in Abruzzo e in Italia.

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