La provincia è l’unica in Abruzzo in cui aumentano prestiti e mutui, cresciuti di 21 milioni

Solo a Teramo il credito non crolla

Cna: «La crisi c’è anche qui ma i nostri imprenditori reagiscono»

TERAMO. Credito in picchiata. Ma non per le piccole imprese teramane, a sorpresa in controtendenza rispetto alle altre tre. Il centro studi della Cna abruzzese, diretto da Aldo Ronci, lancia l’allarme. Nel primo trimestre 2009 si è verificato un crollo senza precedenti nell’erogazione del credito, da parte delle banche, di 140 milioni (a gennaio-marzo 2008 c’era stata una crescita di 250 milioni). Parimenti crescono le sofferenze, cioè i debiti non pagati: nei primi tre mesi del 2009 sono aumentate sette volte rispetto allo stesso periodo del 2008.

E se il discorso delle sofferenze è più o meno confermato nel Teramano, non lo è quello del credito: in provincia c’è un saldo attivo, con 21 milioni erogati in più rispetto al 2008. Dato confermato da Gloriano Lanciotti, direttore della Cna teramana: «E’ indicativo che nel primo semestre 2009 le pratiche delle garanzie date con i Confidi sono state quasi il doppio dell’anno scorso. In sei mesi abbiamo dato garanzie per 25-27 milioni. E in tutto il 2008 la cifra era 30 milioni. Ma c’è da farsi una domanda: le aziende investono o cercano di coprire le perdite? Entrambe le cose. Molti sono consolidamenti, le aziende chiedono di spalmare mutui pregressi su un’arco temporale più lungo».

In definitiva Lanciotti osserva che «Teramo non è un’isola felice: gli imprenditori nell’artigianato, commercio e piccola industria, stanno lottando per reagire alla crisi. Non chiudono, ma ricorrono ai prestiti per salvare le aziende. Teramo si conferma ancora come la provincia più dinamica e reattiva». Lo studio peraltro mostra come le grandi banche siamo più restie a concedere i crediti. «Non tutte le banche si sono irrigidite: molte Bcc e la Tercas, ad esempio, non hanno chiuso i rubinetti. C’è comunque una forte resistenza delle banche a concedere il credito: noi portiamo le garanzie al 50, 60, a volte fino al 90%», osserva Lanciotti.