Spara: poliziotto indagato

Ha ucciso il ladro esplodendo 4 colpi. La pistola del malvivente era senza caricatore

TERAMO. Un poliziotto in servizio e un ladro in fuga, due vite che s’incrociano per sempre in una notte di spari e morte. Quella di Marjan Kerimi, 24 anni, albanese, latitante, finisce dopo una serata passata a irrompere nelle case, a svuotare portafogli, cassetti, garage. Fino all’ultima corsa con tre complici su una macchina rubata e con una pistola in pugno. Quella del poliziotto teramano di 38 anni, capopattuglia delle volanti per tutti «mite e pacato», non sarà più la stessa. E’ indagato per omicidio colposo: un atto dovuto, ripetono in procura, per consentirgli di nominare un consulente nell’autopsia, accertamento irripetibile, che verrà eseguita oggi dall’anatomopatologo Vittorio Fineschi. Servirà a capire perchè Marjan Kerimi è morto dopo essere stato colpito al torace da un proiettile esploso dalla Beretta 92S d’ordinanza dell’agente. L’uomo è stato colpito molto probabilmente mentre cercava di scappare dopo aver aperto lo sportello della vettura. Per tutto il resto bisognerà aspettare. Che cosa è successo nel piccolo vicolo cieco di Castelnuovo Vomano lo diranno le indagini affidate ai carabinieri. Un dato certo: vicino alla Mercedes rubata è stata trovata una pistola calibro 9 marca Star, di fabbricazione spagnola. E’ quella che aveva in mano uno dei quattro ladri: forse uno dei tre complici ancora in fuga.Li hanno cercati per tutta la notte in una Castelnuovo blindata da centinaia di poliziotti e carabinieri, ma dei tre nessuna traccia. Qualcuno ha raccontato di averli visti vicino al bocciodromo, qualcuno di averli incrociati su una strada sterrata. La certezza è che sono ancora in fuga, tra la paura montante che si allarga anche in queste zone fino a pochi anni fa più che quiete. Oggi i nemici venuti dall’Est, quelli che entrano nelle case, che rubano, che rapinano con violenza, sono diventati in fretta un incubo. E gli arnesi da scasso, le borse, il computer, trovati nella Mercedes dei ladri ricordano che anche lunedì sera il raid era stato compiuto. Quella macchina era ricercata da giorni in tutto l’Abruzzo: chi era a bordo aveva messo a segno furti a Chieti, Popoli e Teramo. Colpi in rapida successione, dal 3 al 12 novembre.

Inseguimento e sparatoria. La questura ricostruisce in poche righe di comunicato il conflitto a fuoco. «La Mercedes era ricercata da giorni», scrive, « quando la volante in servizio sulla statale 150 l’ha intercettata e ha iniziato ad inseguirla». Il resto è la cronaca di pochi interminabili minuti: la macchina con i quattro albanesi entra a Castelnuovo e svolta per Castellalto, in pieno centro, vicino alla chiesa. Poi imbocca un vicolo, che però è senza uscita. I poliziotti scendono dalla macchina di servizio e gridano agli altri di uscire. Uno dei ladri punta una pistola contro gli agenti. Poi gli spari e la fuga. Tre scappano, uno resta sul sedile posteriore colpito dal proiettile della pistola del capopattuglia. Dalla Beretta partono quattro colpi: i primi tre in aria, a scopo intimidatorio. Il quarto colpisce l’albanese ad una spalla e l’uomo si accascia sui sedili. Morirà venti minuti dopo al pronto soccorso dell’ospedale Mazzini di Teramo.

Il sopralluogo e i testimoni. L’inchiesta della procura porta la firma del procuratore capo Gabriele Ferretti e del sostituto Irene Scordamaglia.

Ieri mattina il pm ha scelto di fare un lungo sopralluogo nel piccolo vicolo del conflitto. Per ore, con la collaborazione degli investigatori, ha ricostruito le fasi della sparatoria. Poi, nel primo pomeriggio, ha voluto sentire sia il poliziotto indagato, sia l’altro componente della pattuglia. La Mercedes è stata sequestrata e non è escluso che venga sottoposta a qualche accertamento. Intanto in queste ore davanti ai carabinieri sfilano numerosi testimoni: sono i residenti delle abitazioni che si affacciano nella strada in cui è avvenuta la sparatoria. Alle 20.30, quando sono stati esplosi i colpi, quasi tutti erano in casa. «Ho sentito urlare e poi gli spari», ha raccontato una donna, «quando mi sono affacciata ho visto la macchina della polizia e degli uomini scappare. Ho capito quello che era successo e ho pensato a quel poliziotto che stava facendo il suo lavoro per proteggerci».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

GUARDA LA FOTOGALLERY

E COMMENTA

www.ilcentro.it