Strage di Verona, a casa il carabiniere estratto vivo dalle macerie: «Io sopravvissuto all’inferno»

26 Ottobre 2025

Il 25enne in servizio al terzo battaglione Mestre dimesso dall’ospedale e tornato a Forcella: «Il mio pensiero va sempre ai colleghi che non ci sono più»

TERAMO. Le ferite del corpo stanno guarendo, per quelle dell’anima ci vorrà ancora tempo. Domenico Gabriele Martella è stato dimesso dall’ospedale di Verona ed è tornato a casa, a Teramo, per trascorrere il periodo di convalescenza con i familiari. Il 25enne teramano in servizio al quarto battaglione di Mestre è uno dei militari rimasti feriti nell’esplosione del casolare di Castel d’Azzano dove hanno perso la vita tre suoi colleghi. «Sono sopravvissuto all’inferno», racconta dalla sua abitazione di Forcella dove vivono papà Luigi e mamma Sonia, «ma non dimenticherò mai i colleghi che non ci sono più. Loro resteranno sempre con me».

E se è ancora presto per ripercorrere quei drammatici momenti affondando nei ricordi, il carabiniere mette insieme parole di ringraziamento per tutti. «Voglio dire grazie a tutti per la vicinanza e la solidarietà», dice, «sono circondato dall’affetto di tantissimi che mi sono stati e mi sono vicini. Una grande manifestazione di sostegno e partecipazione di tutti». In ospedale ha ricevuto la visita del ministro della Difesa Guido Crosetto e del presidente della Camera Lorenzo Fontana.

Il 25enne teramano dopo la maturità ha scelto di entrare nell’Arma e dal 2019 è in servizio a Mestre. Anche suo fratello Emanuele è carabiniere in Friuli. «Mio figlio ha sempre voluto fare il carabiniere», ha detto papà Luigi, «l’Arma è la sua vita e io sono molto orgoglioso della scelta fatta dai miei figli».

Quella mattina del 14 ottobre scorso insieme ai suoi colleghi, il carabiniere teramano è andato nella cascina di Castel d’Azzano, in provincia di Verona, per seguire una perquisizione in vista dello sgombero sfratto di una cascina in cui tre fratelli proprietari, da tempo isolati da tutto e tutti, avevano saturato l’ambiente di gas e innescato l’esplosione con una molotov provocando una strage con tre militari uccisi e 25 persone feriti. «Ero sulle scale, tenevo lo scudo alto», ha raccontato al Tg1 quando era ancora in ospedale, «e poi è arrivata in meno di un secondo l'esplosione. Un boato fortissimo e il peso delle macerie che crollavano da sopra e che mi hanno schiacciato. Poi il buio, le urla di chi era rimasto ferito e io che gridavo, cercavo di farmi sentire da sotto».

La Procura di Verona indaga per strage, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di esplosi nei confronti dei tre fratelli ritenuti responsabili dell'esplosione arrestati poco dopo la strage che non volevano saperne di lasciare casa, pignorata e destinata all’asta .

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