Tagliati del 30% gli stipendi dei dipendenti della Provincia di Teramo

Il 26 in busta paga non ci sarà il salario accessorio. Di Sabatino: è solo una sospensione. I sindacati: siamo contro

TERAMO. E’ l’effetto più visibile del “combinato disposto” della legge Delrio e della legge di stabilità. La scure che si è abbattuta sulle Province di riflesso ha colpito gli stipendi dei dipendenti. La Provincia di Teramo ha fatto una scelta ben precisa, a differenza di altre: tagliare una voce non trascurabile dello stipendio, il salario accessorio. Quindi straordinari, reperibilità, indennità varie, produttività e buoni pasto non saranno più presenti in busta paga. O meglio, non lo saranno per un po’, visto che per il presidente Renzo Di Sabatino si tratta di una sospensione.

In sostanza il 26 a tutti i dipendenti sarà pagato solo lo stipendio base, il che significa una decurtazione in media di 200 euro. Si calcola che sarà tagliato fino al 30% degli emolumenti. Non è poco per chi percepisce 1.100 euro al mese – la maggior parte dei dipendenti è in fascia C – e che si ritrova a dover sopravvivere con 900 euro. Non sono state rinnovate anche le 47 posizioni organizzative. Restano praticamente intonsi gli stipendi dei 7 dirigenti, che ammontano a circa 100mila euro all’anno ognuno.

Di Sabatino spiega che i dirigenti stanno preparando «un atto di indirizzo che non toglie, ma sospende l'erogazione del salario accessorio». Parla di reperibilità e turnazione non realizzate (tranne che per la polizia provinciale) e straordinario limitato all'indispensabile privilegiando i riposi compensativi.

E ricorda che per legge la Provincia deve spendere per il personale il 50% di quanto speso nel 2014. «Il salario accessorio vale circa un milione di euro: io lo sospendo, anche se per una serie di complesse normative non lo posso destinare ai servizi. Entro fine marzo bisogna fare la dotazione organica dei servizi essenziali e verificare se ci sono prepensionamenti e quanti andranno nel settore lavoro che si può pagare con l’Fse». E allora il quadro si chiarirà, così come la posizione dei dirigenti. Di Sabatino ha confermato i loro incarichi per soli tre mesi. Una decisione irrituale: la conferma dovrebbe essere triennale, ma in ogni caso sarebbero anche loro soggetti allo stravolgimento della piana organica di fine marzo. «In quell'occasione sarà verificato il numero dei dirigenti e pesatura degli incarichi», dichiara specificando che «i sacrifici saranno chiesti a tutti e ripartiti fra tutti. E' un'occasione per ripensarsi e mettersi tutti in discussione».

Un boccone amaro che i sindacati rifiutano di mandar giù. «Non è pensabile», esordisce Pancrazio Cordone della Fp Cgil, «sospendere una parte contrattuale del genere. L'ente ha un problema di bilancio, di conseguenza come lavoratori ci aspetteremmo di vedere cosa la Provincia vuol mettere in campo per reperire queste risorse. Il taglio nel 2015 è di 5,4 milioni di trasferimenti statali. Per reperibilità e turni l’ente spende 110mila euro all’anno e contando che non li può tagliare in toto, ad esempio alla polizia provinciale, non capiamo a che serva. Ci aspettiamo invece la razionalizzazione delle sedi o la “ripesatura” dei dirigenti. L'atto di indirizzo crediamo che sia intempestivo: parliamo di lavoratori con contratti bloccati da 5 anni». Deciso no di Andrea Salvi, segretario Fp Cisl: «Il problema va affrontato alla radice. Si fanno i tagli quando la Regione non ha ancora stabilito quali sono le competenze. Siamo di fronte a una pseudo riforma schizofrenica: si è pensato solo al taglio lineare del personale, senza pensare ai servizi che vengono a mancare e a come ricollocare i dipendenti. E’ solo per dire che si risparmia e non si risparmia nulla. Ho chiesto un incontro con tutte le segreterie provinciali e regionali Cisl per proporre soluzioni che non siano quelle pasticciate che governo Renzi sta mettendo in essere».

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