Teramo, crac Di Pietro: ecco le accuse dei pm a Carmine Tancredi

8 Febbraio 2013

Firmato l’avviso di conclusione delle indagini per dieci Il commercialista è indagato per concorso in bancarotta

TERAMO. Crac Di Pietro: la procura firma l’avviso di conclusione delle indagini e mette nero su bianco tutte le accuse per la bancarotta da 18 milioni di euro. A cominciare da quelle contestate al commercialista Carmine Tancredi, socio di studio del presidente della giunta regionale Gianni Chiodi (che è del tutto estraneo alla vicenda), indagato per concorso nella bancarotta. Confermati i dieci indagati, tra cui amministratori ed ex delle varie società coinvolte nel crac. Nell’avviso, che chiude l’inchiesta madre per cui sono già a processo gli imprenditori arrestati Maurizio e Nicolino Di Pietro e Guido Curti, il procuratore Gabriele Ferretti e il sostituto Irene Scordamaglia elencano, con un rigore quasi matematico, tutti i fatti che, secondo l’accusa, hanno portato al fallimento delle quattro società svuotate dei loro beni. Secondo la procura i soldi distratti con la bancarotta sarebbero stati portati in Svizzera, Inghilterra e Cipro e poi fatti rientrare puliti in Italia attraverso passaggi su vari conti esteri. Passaggi che l’autorità giudiziaria avrebbe documentato con due rogatorie internazionali. Tancredi è stato consulente degli imprenditori arrestati e, inizialmente, l’inchiesta ha portato anche al sequestro, disposto dall’allora gip Marina Tommolini, di due società che avevano sede legale nello studio Chiodi-Tancredi. Si tratta della Kappa Immobiliare e della De Immobiliare Srl, controllate al 99% da società cipriote. «Società», scrivono i magistrati nell’avviso di conclusione, «costituenti enti imprenditoriali di comodo delle quali Tancredi diventava gestore di fatto, mentre Pietro Spinetti (altro amministratore indagato, ndr) amministratore di diritto. In particolare Tancredi, nella specifica qualità di dottore commercialista, e Spinetti, ben consapevoli dei disegni distrattivi nutriti da Maurizio Di Pietro e Guido Curti, determinavano ed agevolavano questi ultimi nella manovra diretta ad eludere le ragioni dei creditori della Dft: segnatamente Tancredi forniva a Di Pietro e Curti concreti consigli e suggerimenti sui mezzi giuridici idonei a dissimulare le somme di denaro sottratte alle ragioni dei creditori della Dft indicando loro la Colombo Fiduciaria di Lugano – ed indirizzandoveli – come la società di intermediazione che avrebbe consentito loro di far transitare, attraverso passaggi fittizi (dall’Italia alla Svizzera ove Curti e Di Pietro erano titolari di conti correnti personali e titolari, di fatto, di conti correnti intestati alle due società cipriote; dalla Svizzera al Regno Unito, ove le somme accreditate sui conti correnti svizzeri delle società cipriote venivano fatte confluire sul conto corrente britannico facente capo alle società cipriote; dal Regno Unito all’Italia attraverso bonifici in favore delle società Kappa e De Immobiliare), i beni sottratti alla Dft Grafiche nel patrimonio di società loro non direttamente riconducibili».

Polemico l’avvocato Cataldo Mariano, legale di Maurizio Di Pietro. «I fatti contestati nell’avviso di conclusione notificato ieri», dice, «sono, per lo più, una riproduzione-sovrapposizione di ipotesi delittuose (bancarotta ed evasione fiscale) in ordine alle quali pende già un procedimento dinanzi al tribunale a seguito di giudizio immediato decisamente voluto e chiesto dalla procura nonostante l’opposizione da me proposta. Prendendo atto di ciò ribadisco che ora andremo a celebrare due processi – con una duplicazione di notifiche, esami testimoniali, trascrizioni, presenze, con un dispendio eccessivo e superfluo di energie e denaro – che tra l’altro viaggeranno su due binari diversi, ma quasi in contemporanea, mentre se la procura non avesse chiesto il giudizio immediato per il primo dei due processi, se ne sarebbe celebrato uno solo, senza eccessivi clamori e, soprattutto, facendo risparmiare energie, tempo e denaro al tribunale, alle parti del processo e agli stessi contribuenti».

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