Teramo è tra gli atenei più convenienti d’Italia

1 Ottobre 2025

Tasse, affitto, trasporti e libri di testo: vita sempre più costosa per i fuorisede. In Abruzzo le spese annue ammontano a 7mila euro, a Milano anche 30mila

L’AQUILA. Mantenere uno studente universitario fuori sede costa in media 12.880 euro l’anno. Ne servono 2.253 per le tasse universitarie e, soprattutto, 10.627 euro tra affitto, trasporti, cibo, bollette e spese quotidiane. Senza contare i costi extra che possono emergere durante il percorso di studi, come libri non disponibili nelle biblioteche, stage fuori città o periodi di mobilità internazionale. Se poi si scelgono le città con costi della vita più alti e alcuni atenei privati, il conto può più che raddoppiare rispetto alla media.

Tra le università più costose, dove è alto il costo della vita, spiccano il San Raffaele di Milano, l'Humanitas e la Bocconi di Milano, dove tra retta e costo della vita, mediamente, si spendono tra i e i 27.900 e i 29mila euro l'anno. Scorrendo la classifica di Habacus, società che si occupa di orientamento, certificazione e prestiti per gli studenti, si arriva alle città dove studiare è molto più accessibile. Teramo risulta la più economica: un anno da fuorisede richiede 7.020 euro, con rette pari a 828 euro e un costo della vita medio di 6.191 euro. Ma c'è il risvolto, positivo, della medaglia: tra i 25 e i 64 anni, chi ha una laurea lavora nell’84,3% dei casi, 11 punti percentuali in più rispetto a chi possiede solo il diploma (73,3%).

In testa alla classifica delle città più care c’è Milano. In atenei come San Raffaele, Humanitas e Bocconi, le rette medie sono tra gli 11.708 e i 13.510 euro (con picchi, per alcuni corsi, oltre i 20mia euro), spingendo così la spesa media annua anche oltre i 29.000 euro. All’Università Cattolica del Sacro Cuore, il costo è in media di 22.433 euro, con rette pari a 6.238 euro e un costo della vita annuo di 16.200 euro. Al Politecnico di Milano, il totale è leggermente più contenuto, ma comunque salato: 18.120 euro per un anno, di cui 1.925 euro in tasse. Tra le sedi più costose c’è poi Pollenzo, frazione del Comune di Bra, in provincia di Cuneo, dove ha sede l’Università di Scienze Gastronomiche: le rette alte (in media 12.105 euro) fanno lievitare il conto per un fuorisede a 18.682 euro.

Roma presenta un quadro variegato: se le rette fanno lievitare il conto per studiare all’UniCamillus (25.402 euro), alla Luiss (22.205) o al Campus Biomedico (20.891), all’università La Sapienza un fuorisede spende in media 12.777 euro, grazie alle rette contenute, pari a 885 euro. Tra gli atenei più convenienti, nell'abbinamento tra tasse universitarie e costo della vita, figura l’università di Teramo, dove la spesa annua per un fuorisede non supera i 7mila euro. Il ministero dell’Università e della Ricerca ha aumentato gli importi delle borse di studio nel 2025: per i fuorisede il contributo massimo è salito a 7.656 euro annui, per i pendolari a 5.118 euro, per gli studenti in sede a 3.764 euro.

In parallelo con questi dati corrono quelli del mercato immobiliare. Secondo una recente indagine di Tecnocasa, gli studenti iscritti negli atenei italiani, nell’anno accademico 2023/2024, erano 1 milione 960.821, di cui 133.220 stranieri. La percentuale dei fuori sede si aggira attorno al 25% del totale. «Numeri», afferma Fabiana Megliola, responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa, «che fanno capire l’importanza del bacino di utenza di chi cerca un posto letto per studiare nelle città universitarie e che va ad alimentare una importante domanda di immobili in affitto». In Italia si contano circa 85mila posti letto per studenti universitari, distribuiti tra strutture pubbliche convenzionate, atenei, e operatori privati, che, entro il 2027, dovrebbero superare le 100 mila unità grazie agli interventi di student housing.

«Negli ultimi anni a causa anche degli affitti brevi gli studenti hanno dovuto fare i conti con una carenza di offerta di immobili e con canoni di locazione decisamente elevati», rileva Tecnocasa. Nel 2024 il 7,9% dei contratti di locazione stipulati in Italia ha interessato proprio gli studenti universitari, percentuale che sale al 13,9% nelle grandi città. Una percentuale in lieve calo rispetto al 2023, quando la quota di affitti a studenti toccava arrivava all’8,9%. La tipologia contrattuale più stipulata dagli studenti universitari e quella a canone transitorio e nel 2024 si attesta intorno al 70%. In aumento la quota di contratti a canone libero che salgono al 23,8%.

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